Eventi
Domenica 16 Marzo 2014
alle ore 18:00
alle ore 18:00
Alessandra Zamperini
presenta la monografia da lei curata su Paolo Veronese
ArsenaleUn libro con un imponente corredo iconografico (circa 300 immagini a colori riprodotte in grandi dimensioni) che ripercorre, grazie alla maestria dell’autrice, la vicenda artistica del pittore veneto dagli esordi veronesi fino alla sua maturità che lo porterà ad essere protagonista fra i pittori del suo tempo. Il libro anticipa le grandi esposizioni che si terranno a Londra presso la National Gallery e a Verona nel 2014 .
Paolo Caliari (1528-1588) si forma a Verona, la città dove è nato, in un ambiente vivace, attivo, ma certamente incapace di sfruttare tutte le occasioni che la splendida stagione del Rinascimento è in grado di offrire. Dotato di una sorprendente quanto raffinata capacità pittorica, Paolo decide dunque di trasferirsi a Venezia, dove, attraverso un accorto giro di committenze e protezioni, riuscirà a entrare nei più eletti circuiti artistici della capitale, contendendosi con Tiziano e Tintoretto la palma di migliore artista della città.
Dalla decorazione della Libreria Marciana alle pale per San Francesco della Vigna e altre chiese, dalle pitture per Villa Barbaro a Maser alla magniloquente e sempre suggestiva sequenza delle Cene (di Cana, in casa Levi, ecc.), Paolo riesce a tradurre con pari facilità inventiva sottili fantasie mitologiche, erudite iconografie religiose, felici paesaggi architettonici. All´osservatore (nella posizione che un tempo fu quella dei suoi committenti) viene dunque delegato il compito divertito e affascinato di cogliere le variazioni che il pittore ha inserito nelle scene tradizionali.
Il risultato è quello di infondere nei dipinti un opulento sentimento della bellezza (umana, divina o naturale che sia) in intimo accordo con quell´immagine olimpica nella quale Venezia e la sua aristocrazia amavano vedersi rispecchiate, in un gioco di realtà e finzione che verrà ripreso – sincero ed estremo omaggio alle illusioni rinascimentali – da Giambattista Tiepolo.
Intervista a Alessandra Zamperini
Partiamo dalle coincidenze legate a questo libro: ha anticipato l’importante mostra di gennaio presso la National Gallery di Londra e la successiva proprio a Verona. Possiamo dire che il 2014 sarà l’anno di Paolo Veronese?
Il 2014 sarà un’occasione importante per approfondire la conoscenza di questo pittore, uno dei più ricercati ai suoi tempi e oggetto di ammirazione anche nei secoli successivi. Paolo Veronese è stato a lungo considerato solo il pittore del colore e delle belle forme. In realtà, ad un’analisi più approfondita (oltre che, come si vedrà, anche grazie proprio alle due mostre di Londra e Verona), ne esce l’immagine di un uomo colto e di un professionista di altissimo livello: si capirà che i suoi dipinti sono “belli” perché sono vivi, con soluzioni sempre diverse, con una curiosità innata per le differenti espressioni umane e per i dettagli, anche quelli apparentemente meno significativi. In più – circostanza che ce lo fa cogliere nella sua umanità – Veronese è stato capace di stringere rapporti proficui con i suoi committenti, con cui ha intrattenuto lunghi rapporti di amicizia, e con i suoi collaboratori. Aggiungiamo che fu anche un abilissimo imprenditore, cosa che sicuramente – unita con il talento – non ha certo nuociuto alla sua produzione.
Andando più nello specifico quale crede sia il ruolo che l’artista di origini veronesi si ritaglia nel panorama del rinascimento veneziano e più in generale di quello italiano?
La prima risposta che viene in mente è questa: Paolo Veronese ha fornito la sua versione della vita veneziana e ci ha lasciato il mito immortale della Serenissima al suo massimo splendore; ha raccontato una storia unica, fatta di potere e cultura, inventando allegorie, descrivendo cerimonie, rendendo naturale lo sfarzo. Quello che si può dedurre da un punto di vista più tecnico è invece la sua straordinaria capacità di unire forma e contenuto. La bellezza delle sue figure, anche nel senso apparentemente più scontato del termine, è sempre funzionale a raccontare storie che possono essere interpretate su due livelli: uno, più immediato, fondato sulla percezione immediata del “bel quadro”; il secondo, basato sul loro significato. La padronanza del colore, che tanto ha contato nel suo successo presso i contemporanei e anche dopo, va in parallelo con uno studio accuratissimo delle pose e delle impaginazioni. Ecco, si può dire che per questo straordinario equilibrio (ma le doti sarebbero molte di più) Paolo Veronese occupa un posto di primo piano nella storia dell’arte e della cultura.
Sfogliando il libro si scopre che le opere di Paolo Veronese, seppur non celebrate come quelle di altri grandi artisti italiani, sono conservate nei musei di tutto il mondo. Come spiega questo fatto?
Proprio con quello che ho appena detto. La bellezza che emerge nei lavori di Paolo Veronese ha sicuramente favorito il suo apprezzamento; salvo poi riservare delle piacevoli sorprese quando si va a studiare più in profondità i soggetti. Certamente, questa combinazione ha affascinato i collezionisti di tutti i tempi. E tanto più continua ad affascinare oggi, grazie agli studi che sono stati condotti con strumenti sempre più affinati. Anche il grande pubblico, insomma, ha la possibilità di conoscere meglio Veronese. E questo genera un benefico circolo virtuoso.
Tornando al libro, il suo è di sicuro un importante contributo agli studi su Paolo Veronese. Può parlarci un poco di è come è stata concepita l’opera?
Nel trattare un artista come Paolo Veronese era necessario cercare una sorta di filo rosso che ne riassumesse sia la biografia, sia lo sterminato catalogo, e che fosse in grado, al tempo stesso, di offrire anche qualche nuova chiave di lettura. In quest’ottica, soprattutto in considerazione della cultura del pittore, mi è sembrato interessante cercare di soffermarmi proprio sul contenuto dei dipinti, sul significato delle storie, persino sul valore che alcuni dettagli, all’apparenza casuali, potevano avere per il pubblico del tempo. Del resto, le opere non nascevano per libera ispirazione dell’artista, specialmente quando si trattava di lavori destinati a luoghi importanti come il Palazzo Ducale o a committenti esigenti, come i patrizi veneziani. La scelta è stata stimolante, dal momento che, per cercare quelli che potremmo definire i meccanismi di comunicazione, ho fatto ricorso a confronti con i lavori di altri pittori, ai testi dell’epoca: tutte fonti che sono state utili per cercare di comprendere come i concetti condivisi dalla cultura del tempo potevano essere formulati e recepiti. Ovviamente, è stato fondamentale riflettere anche sugli apporti (numerosi e sempre utili) che gli studiosi avevano già offerto. È stato impossibile affrontare tutti i dipinti di Veronese. A mio avviso, però, la cosa importante è dare il proprio contributo, poiché lo scopo di ogni lavoro è quello di offrire dei suggerimenti che aiutino a capire meglio (magari valorizzandolo ancor di più) il nostro patrimonio artistico. Nel trattare un artista come Paolo Veronese era necessario cercare una sorta di filo rosso che ne riassumesse sia la biografia, sia lo sterminato catalogo, e che fosse in grado, al tempo stesso, di offrire anche qualche nuova chiave di lettura. In quest’ottica, soprattutto in considerazione della cultura del pittore, mi è sembrato interessante cercare di soffermarmi proprio sul contenuto dei dipinti, sul significato delle storie, persino sul valore che alcuni dettagli, all’apparenza casuali, potevano avere per il pubblico del tempo. Del resto, le opere non nascevano per libera ispirazione dell’artista, specialmente quando si trattava di lavori destinati a luoghi importanti come il Palazzo Ducale o a committenti esigenti, come i patrizi veneziani. La scelta è stata stimolante, dal momento che, per cercare quelli che potremmo definire i meccanismi di comunicazione, ho fatto ricorso a confronti con i lavori di altri pittori, ai testi dell’epoca: tutte fonti che sono state utili per cercare di comprendere come i concetti condivisi dalla cultura del tempo potevano essere formulati e recepiti. Ovviamente, è stato fondamentale riflettere anche sugli apporti (numerosi e sempre utili) che gli studiosi avevano già offerto. È stato impossibile affrontare tutti i dipinti di Veronese. A mio avviso, però, la cosa importante è dare il proprio contributo, poiché lo scopo di ogni lavoro è quello di offrire dei suggerimenti che aiutino a capire meglio (magari valorizzandolo ancor di più) il nostro patrimonio artistico.
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