Ubi Sapientia est, Pax et Iustitia regnant

Eventi


Mercoledì 19 Aprile 2017
alle ore 18:00

Federico Moccia

presenta in anteprima nazionale il suo libro
Tre volte te
Nord

Il ritorno di Babi, Step e Gin
«Step…?»
Quella voce improvvisamente trasforma tutto quello che mi circonda, polverizza ogni mia certezza, azzera ogni mio pensiero. La mia mente è vuota.
«Step?»
Penso che sto sognando, quella voce che mi chiama risuona nel cielo azzurro leggermente rosato sopra Villa Medici.
«Step? Ma non sei tu?»
Allora non stavo sognando.
È dietro di me, composta, con le mani unite sulla sua borsa Michael Kors, che tiene per i manici all’altezza della pancia. Mi sorride. I capelli sono più corti del mio ricordo sbiadito, i suoi occhi azzurri invece intensi come sempre, il suo sorriso bello come tutte quelle volte che lo è stato per merito mio. E rimane in silenzio a fissarmi e siamo fermi così, in questa Villa medicea, alle mie spalle il panorama immenso di tutti i tetti di Roma e lei davanti a me, bagnata da quel rosso tramonto che vedo riflesso nei suoi occhi e sulla credenza alle sue spalle. Siamo soli in questa sala e nessuno sembra interrompere questo momento magico, speciale, unico. Quanti anni sono passati dall'ultima volta che ci siamo visti? Quattordici? Sedici? Cinque? Sei? Sì, forse sei. E lei è bella, terribilmente bella, purtroppo. E il silenzio che si prolunga diventa quasi ingombrante. Eppure non riesco a dire nulla, continuiamo a fissarci negli occhi, a sorridere, così stupidi, così dannatamente ragazzini. E improvvisamente una piccola ombra attraversa il mio sorriso, proprio adesso penso, proprio adesso che la mia vita ha preso una direzione così importante, proprio adesso che sono convinto delle mie scelte, sicuro e sereno come non lo sono mai stato. E mi arrabbio, e vorrei essere scocciato, distaccato, freddo, disinteressato della sua presenza, ma non è così. Nulla è così. Provo curiosità e dolore per tutto il tempo che ho perso, che ci si siamo persi, per tutto quello che non ho visto di lei, tutti i suoi pianti, i suoi sorrisi e le sue gioie, i suoi momenti di felicità senza di me. Mi avrà pensato? Ogni tanto sarò apparso nella sua mente, nel suo cuore? Sarà mai accaduto? O forse mi ha desiderato, ma ha combattuto, combattuto più di me, per non avere rimpianti, per allontanarmi, per convincersi di aver fatto la scelta giusta, che con me tutto sarebbe stato sbagliato? E così continuo a guardare quel suo sorriso, mettendo da parte qualsiasi mia inutile riflessione, qualsiasi pensiero, qualsiasi vano tentativo di cercare un senso, di capire perché siamo di nuovo qui, uno di fronte all'altra, come se la vita ci obbligasse per forza a farci questa domanda. Poi Babi fa una strana smorfia, piega la testa di lato e sorride con quel broncio, il suo, quello che mi ha conquistato, che porto ancora come una cicatrice sul cuore.
«Lo sai che sei migliorato? Voi uomini siete proprio una fregatura, migliorate invecchiando, invece noi donne no.»
Mi sorride. La sua voce è cambiata. È diventata più donna, dimagrita, ha i capelli più scuri, il trucco preciso, ordinato, non eccessivo. È più bella. Ma non voglio dirglielo. Mi sta guardando ancora.
«Tu poi sei proprio un altro e, cavoli, mi piaci quasi di più.»
«Vuoi dire che quello di prima non andava?»
«No, no, non è quello, anzi. Tu sai quanto mi piaceva quello di prima, bastava che mi toccasse per farmi sentire elettrica…»
«Quello è stato quando abbiamo preso la scossa facendo l'albero di Natale!»
«È vero!» E improvvisamente ride, leggera, chiude gli occhi, porta indietro la testa, e li socchiude ancora, come se cercasse sul serio di ricordare quel giorno. Parliamo di diversi anni prima. «Dopo la scossa ci siamo baciati.»
Sorrido. Come se fosse un elemento determinante per chiarire la natura del nostro rapporto.
«Ci baciavamo sempre. E poi ci siamo scambiati i regali.» Mi guarda e continua a raccontare, è come se volesse capire cosa ricordo io di quella sera. Non sa che ho disperatamente provato a cancellarla senza mai riuscirci, che ho provato a vedere ossessivamente Se mi lasci ti cancello, il film con Jim Carrey, nella speranza che potesse davvero accadere.
«Allora, ti ricordi quel momento?» Sorride in maniera perfida, pensando di cogliermi in fallo.
«Avevano due carte diverse.»
«Ma i regali erano uguali!»
Ed è tutta felice e lascia cadere a terra la sua Michael Kors e poi mi si butta addosso e porta le sue braccia fino alle mie spalle e si attacca a me e poggia la testa sul petto. E io rimango così, incerto, sorpreso, con le mie braccia larghe, aperte, non sapendo bene dove metterle, come se fossero staccate, fuori posto, come se dovunque andassero a finire, sarebbe stato comunque sbagliato.
«Sono così felice di rivederti!»
E sentendo quelle parole, allora l'abbraccio anch'io.

 
Federico Moccia, Tre volte te (Nord)
In libreria dal 18 aprile 2017
Federico Moccia
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