1996. Selin ha superato, in tutti i sensi, il primo anno di Harvard ed è tornata dalla campagna ungherese dove ha soggiornato per un programma estivo illuminante sotto molti punti di vista, tranne l’unico che le interessava: Ivan. Il brillante matematico ungherese, l’enigmatico, impossibile Ivan con cui Selin ha avuto un’insolita relazione online (ante litteram), ormai volato a Berkeley per proseguire gli studi. Ma ora che è iniziato il secondo anno, Selin è decisa a non perdere tempo – ogni cosa alla sua età ha un carattere d’urgenza – e a non lasciare nulla di intentato. Per iniziare al meglio, sceglie di seguire le lezioni di letteratura sul caso. Cercando in libreria i testi per il corso, Selin nota Aut-Aut e rimane colpita dall’affermazione che campeggia in quarta: «E quindi, o si vive esteticamente o si vive eticamente». Selin non crede ai propri occhi: ci sono davvero libri che parlano di lei e della sua amica Svetlana, che fin dai primi tempi dell’università si servono del binomio «etica ed estetica» per sviscerare le rispettive differenze. Selin esce dalla libreria con l’opera di Kierkegaard e, per necessità curriculari, Nadja di Breton, convinta che quei libri le cambieranno la vita. Prima che si compia qualsiasi straordinario rivolgimento, però, Selin deve risolvere la complicata crisi di coppia con Ivan – che si annuncia irrisolvibile in quanto bisognerebbe prima di tutto essere una coppia -, fare chiarezza su certi strani eventi, come i tentativi di contattarla da parte dell’ex del suo amato, o dare un senso alle dinamiche dei pranzi in mensa e delle feste alcoliche. E in queste ultime trovare un’ispirazione, possibilmente in carne e ossa, che la aiuti a disfarsi dell’ingombrante peso della verginità. Forse sarà il sesso a restituire a Selin la capacità di vedere la sua vita come un racconto. Oppure sarà un avventuroso viaggio in Turchia a regalarle un’esistenza romanzesca. Ma come evitare di trasformarsi nella protagonista ferita e disperata, mediamente folle, tanto cara alla letteratura (non a caso prodotta da uomini per secoli e secoli)? Tra incredibili party universitari, pagine spietate e rocambolesche prime volte, riuscirà Selin a diventare l’eroina del romanzo della sua vita, e magari a esserne anche l’autrice?
Elif Batuman ha ottenuto il dottorato in Letterature comparate presso la Stanford University. Dal 2010 collabora con il «New Yorker». Il suo romanzo L'idiota, che vede protagonista Selin al primo anno di università, edito in Italia per Einaudi nel 2018, è stato finalista del Premio Pulitzer e del Women's Prize for Fiction. Di Elif Batuman Einaudi ha inoltre pubblicato I posseduti. Storie di grandi romanzieri russi e dei loro lettori (2012). Aut-Aut è stato selezionato tra i migliori libri dell'anno da numerose testate, tra cui il «New York Times», «Esquire» e il «New Yorker».
Elif Batuman ha ottenuto il dottorato in Letterature comparate presso la Stanford University. Dal 2010 collabora con il «New Yorker». Il suo romanzo L'idiota, che vede protagonista Selin al primo anno di università, edito in Italia per Einaudi nel 2018, è stato finalista del Premio Pulitzer e del Women's Prize for Fiction. Di Elif Batuman Einaudi ha inoltre pubblicato I posseduti. Storie di grandi romanzieri russi e dei loro lettori (2012). Aut-Aut è stato selezionato tra i migliori libri dell'anno da numerose testate, tra cui il «New York Times», «Esquire» e il «New Yorker».