Laurinda è una domestica a ore. Chiama «padroni» i suoi datori di lavoro, ma nel suo tono di voce non c’è un briciolo di provocazione. Per lei il mondo va così e non ce n’è da lamentarsene. Si dice contenta di essere vedova, è conservatrice, bacchettona, pettegola, sboccata, superstiziosa e parla con i fantasmi. Insomma, in breve, è il ritratto dell’ignoranza. Eppure, quando varca la soglia di casa dei suoi quattro padroni e inizia a parlare con quel suo modo sboccato e sincero tutti pendono dalle sue labbra. Come Celeste, una donna divorziata che passa da un flirt all’altro, l’ultimo dei quali con un bamboccio apatico interessato solo ai suoi soldi. O Wanda, sposa e madre esemplare che si annoia a morte e passa il tempo a cucinare, senza rendersi conto che nessuno mangia quello che lei si ostina a preparare. Oppure Ursula, una ceramista svizzera nella cui casa affollata da quadri si muovono anime e fantasmi che solo la domestica può vedere. E infine Emanuel, «il professore»: uomo colto e scapolo. L’unico che Laurinda vizia e coccola nella speranza che ammetta la sua omosessualità, e dia una raddrizzata alla propria vita. Romanzo irresistibile che ha ottenuto un grande successo al suo apparire in patria, Con rispetto parlando è una commedia umana scritta con grande delicatezza e senso dell’umorismo, in cui la protagonista accompagna i propri «padroni» tra fidanzamenti, divorzi, scandali e viaggi improvvisi, confermando quanto sia vero uno dei ritornelli da lei più ripetuti: «gli uomini, in fondo, sono tutti uguali».