C’è chi vive l’educazione sulla propria pelle, rifuggendo le strade consuete, i tecnicismi, i progetti asettici, l’illusione e la vanità di avere tutto sotto controllo e la verità in tasca. Sono educatori che si alzano e si mettono in cammino, in atteggiamento di ascolto e rispetto per la realtà, per le persone che incontrano e per se stessi, animati da una forte tensione morale che diventa impegno appassionato. Il viaggio è la dimensione metaforica ed esistenziale che condensa questi ideali e la pedagogia itinerante è la loro declinazione educativa. Chi viaggia si muove tra spaesamento, curiosità, paradossi, continua ricerca di senso e di orientamento, condivisione, riconoscimento delle proprie debolezze e slancio verso il proprio dover essere. Il viaggio vero è spinta verso una realtà altra, che viene riscoperta non solo fuori, ma anche dentro di sé.
Il libro nasce dall’esperienza di Educatori senza Frontiere, associazione fondata da don Antonio Mazzi, impegnata da anni in progetti di volontariato internazionale in Africa e Sudamerica. Getta uno sguardo sull’avventura degli educatori erranti, ripercorsa attraverso lo strumento della scrittura. Il diario assolve, qui, le molteplici funzioni del fissare l’esperienza nella memoria, approfondirla, darle un senso con la parola, ma anche, e soprattutto, quella del raccoglimento come prendersi cura di sé e di testimonianza forte e partecipata di quanto visto e vissuto. Perché, come dice Terzani, «la storia esiste solo se qualcuno la racconta».
Il libro nasce dall’esperienza di Educatori senza Frontiere, associazione fondata da don Antonio Mazzi, impegnata da anni in progetti di volontariato internazionale in Africa e Sudamerica. Getta uno sguardo sull’avventura degli educatori erranti, ripercorsa attraverso lo strumento della scrittura. Il diario assolve, qui, le molteplici funzioni del fissare l’esperienza nella memoria, approfondirla, darle un senso con la parola, ma anche, e soprattutto, quella del raccoglimento come prendersi cura di sé e di testimonianza forte e partecipata di quanto visto e vissuto. Perché, come dice Terzani, «la storia esiste solo se qualcuno la racconta».