Leggete questo romanzo potentissimo che esce dall’ordinario. Sarebbe fin troppo riduttivo definirlo un quadro lucidamente impietoso della tifoseria tedesca. In realtà di calcio quasi non si parla, anzi non interessa nemmeno, perché la vera realizzazione per il protagonista è menar le mani; l’unico modo per sentirsi vivi è scaricare tutta la propria rabbia nella violenza pura. Vittorio Campana
Heiko Kolbe è seduto sul retro di un pulmino Volkswagen con un paradenti tra le mani. Davanti c’è lo zio Axel, il capo della spedizione. Sono in attesa di affrontare, insieme ad altri tredici uomini, i tifosi del Colonia. Non è una partita, ma uno scontro tra hooligans, in mezzo ai boschi, lontano dalle telecamere degli stadi. Unico divieto: l’uso delle armi. Questi «match» sono l’ossessione di Heiko, la sua ragione di vita. Il resto del tempo lo passa a sfacchinare nella palestra dello zio, tra biker, guardie del corpo e naziskin. Le notti le trascorre in macchina davanti all’appartamento della sua ex, o in una fattoria fatiscente nell’hinterland di Hannover, dove si paga l’affitto accudendo un avvoltoio e due pitbull da combattimento. Oppure al Timpen, storico ritrovo degli hools, a bere con i compagni di sempre, Kai, Ulf, Jojo. A casa sua ci torna solo per dare da mangiare ai vecchi colombi del nonno. Finché la voglia di strafare, e mostrare allo zio che è pronto a prendere il comando della «ditta», non incrinerà il fragile equilibrio del suo universo.
Philipp Winkler, classe 1986, è cresciuto nei sobborghi di Hannover, che ha lasciato per studiare scrittura creativa all’università di Hildesheim. Ha trascorso diversi mesi in Giappone e in Kosovo, e ha scritto articoli e racconti per varie testate. La sera suona nei club come DJ Zelection. Con Hool (66th and 2nd 2018), suo romanzo d’esordio, è stato finalista al Deutscher Buchpreis, il più importante premio letterario tedesco, e ha vinto il ZDF-aspekte-Literaturepreis 2016.
Heiko Kolbe è seduto sul retro di un pulmino Volkswagen con un paradenti tra le mani. Davanti c’è lo zio Axel, il capo della spedizione. Sono in attesa di affrontare, insieme ad altri tredici uomini, i tifosi del Colonia. Non è una partita, ma uno scontro tra hooligans, in mezzo ai boschi, lontano dalle telecamere degli stadi. Unico divieto: l’uso delle armi. Questi «match» sono l’ossessione di Heiko, la sua ragione di vita. Il resto del tempo lo passa a sfacchinare nella palestra dello zio, tra biker, guardie del corpo e naziskin. Le notti le trascorre in macchina davanti all’appartamento della sua ex, o in una fattoria fatiscente nell’hinterland di Hannover, dove si paga l’affitto accudendo un avvoltoio e due pitbull da combattimento. Oppure al Timpen, storico ritrovo degli hools, a bere con i compagni di sempre, Kai, Ulf, Jojo. A casa sua ci torna solo per dare da mangiare ai vecchi colombi del nonno. Finché la voglia di strafare, e mostrare allo zio che è pronto a prendere il comando della «ditta», non incrinerà il fragile equilibrio del suo universo.
Philipp Winkler, classe 1986, è cresciuto nei sobborghi di Hannover, che ha lasciato per studiare scrittura creativa all’università di Hildesheim. Ha trascorso diversi mesi in Giappone e in Kosovo, e ha scritto articoli e racconti per varie testate. La sera suona nei club come DJ Zelection. Con Hool (66th and 2nd 2018), suo romanzo d’esordio, è stato finalista al Deutscher Buchpreis, il più importante premio letterario tedesco, e ha vinto il ZDF-aspekte-Literaturepreis 2016.