Claustrofobico. Questo l'aggettivo che mi sovviene subito se definisco il nuovo romanzo di Paul Lynch, vincitore non a caso del prestigioso Booker Prize. Una narrazione che ti avvinghia e non ti lascia, una descrizione accurata di ciò che i protagonisti del libro, i componenti della famiglia di Eilish, figura di moglie e madre che certamente spicca, sono costretti a provare e subire. La scrittura di Lynch è assolutamente aderente all'incedere dei fatti narrati, Atmosfere da Grande Fratello, certo, in un'Irlanda in cui un nuovo totalitarismo prende piede in modo perentorio. Molte le metafore che si possono individuare, riferite alla nostra Europa e all'epoca che stiamo vivendo. Se questo libro fosse un disco, penso proprio che potrebbe essere "The downward spiral", la spirale verso il basso dei Nine Inch Nails, ma personalmente l'ho letto ascoltando un nuovo brano degli Estra, fra l'altro non inserito nel loro nuovo album. C'è un verso che fa: "Sembra un sogno, ma è tutto vero. Sembra un sogno, ma così nero".
Un romanzo duro, distopico, e fra l'altro di non semplicissima lettura. Ma di assoluta qualità. Francesco Nicolli
È una serata umida a Dublino quando la biologa Eilish Stack sente qualcuno bussare alla porta. In piedi davanti alla veranda trova due uomini della polizia segreta, venuti a cercare suo marito, vicesegretario del sindacato insegnanti. Larry Stack però non è ancora rientrato. «Non c’è niente di cui preoccuparsi» le dicono gli agenti in tono cortese. Ma una volta che se ne sono andati, Eilish ha l’impressione che le ombre della notte siano entrate in casa. Qualche tempo prima, il partito di destra National Alliance è salito al governo e ha approvato delle leggi che gli attribuiscono poteri d’emergenza. Poco dopo, Larry è inghiottito dal labirinto burocratico dello Stato e la vita di Eilish e dei suoi quattro figli sprofonda nel caos. Tutta l’Irlanda scivola verso l’autocrazia, risucchiata in un «buco nero» che «anche quando il regime sarà rovesciato continuerà a crescere e a consumare il paese per decenni». Le scuole e i negozi chiudono, gli scaffali dei supermercati si svuotano, i cittadini perdono il lavoro, poi anche i loro diritti. Per strada si spara e si lanciano bombe. Finché agli irlandesi non resta altra scelta che scappare come profughi. Distopico, terribilmente attuale, sostenuto da un ritmo serrato, «Il canto del profeta» ci ricorda in modo drammatico quanto siano fragili le nostre libertà e quanto sia facile, anche per una democrazia del ricco Occidente, precipitare nella barbarie.
Paul Lynch è un autore irlandese. Nato a Limerick nel 1977, è cresciuto nella Contea di Donegal. Ha diretto la sezione di critica cinematografica dell’«Ireland’s Sunday Tribune» e collabora da tempo con il «Sunday Times». Cielo rosso al mattino (66th and 2nd, 2017) è stato il libro dell’anno per l’«Irish Times», il «Toronto Star» e l’«Irish Independent». Il suo secondo libro, Black snow, ha vinto in Francia il Prix Libr’à Nous per il miglior romanzo straniero e il Prix des Lecteurs Privat. Considerato tra gli scrittori irlandesi più brillanti della sua generazione, la sua scrittura è stata spesso accostata ad autori come Cormac McCarthy, Seamus Heaney e William Faulkner.
Nel 2023 vince il Booker Prize con il romanzo Il canto del profeta, pubblicato in Italia nel 2024 da 66thand2nd e finalista del Premio Strega Europeo 2024.
Un romanzo duro, distopico, e fra l'altro di non semplicissima lettura. Ma di assoluta qualità. Francesco Nicolli
È una serata umida a Dublino quando la biologa Eilish Stack sente qualcuno bussare alla porta. In piedi davanti alla veranda trova due uomini della polizia segreta, venuti a cercare suo marito, vicesegretario del sindacato insegnanti. Larry Stack però non è ancora rientrato. «Non c’è niente di cui preoccuparsi» le dicono gli agenti in tono cortese. Ma una volta che se ne sono andati, Eilish ha l’impressione che le ombre della notte siano entrate in casa. Qualche tempo prima, il partito di destra National Alliance è salito al governo e ha approvato delle leggi che gli attribuiscono poteri d’emergenza. Poco dopo, Larry è inghiottito dal labirinto burocratico dello Stato e la vita di Eilish e dei suoi quattro figli sprofonda nel caos. Tutta l’Irlanda scivola verso l’autocrazia, risucchiata in un «buco nero» che «anche quando il regime sarà rovesciato continuerà a crescere e a consumare il paese per decenni». Le scuole e i negozi chiudono, gli scaffali dei supermercati si svuotano, i cittadini perdono il lavoro, poi anche i loro diritti. Per strada si spara e si lanciano bombe. Finché agli irlandesi non resta altra scelta che scappare come profughi. Distopico, terribilmente attuale, sostenuto da un ritmo serrato, «Il canto del profeta» ci ricorda in modo drammatico quanto siano fragili le nostre libertà e quanto sia facile, anche per una democrazia del ricco Occidente, precipitare nella barbarie.
Paul Lynch è un autore irlandese. Nato a Limerick nel 1977, è cresciuto nella Contea di Donegal. Ha diretto la sezione di critica cinematografica dell’«Ireland’s Sunday Tribune» e collabora da tempo con il «Sunday Times». Cielo rosso al mattino (66th and 2nd, 2017) è stato il libro dell’anno per l’«Irish Times», il «Toronto Star» e l’«Irish Independent». Il suo secondo libro, Black snow, ha vinto in Francia il Prix Libr’à Nous per il miglior romanzo straniero e il Prix des Lecteurs Privat. Considerato tra gli scrittori irlandesi più brillanti della sua generazione, la sua scrittura è stata spesso accostata ad autori come Cormac McCarthy, Seamus Heaney e William Faulkner.
Nel 2023 vince il Booker Prize con il romanzo Il canto del profeta, pubblicato in Italia nel 2024 da 66thand2nd e finalista del Premio Strega Europeo 2024.
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