Una storia cruda e dura in cui la protagonista ci racconta la sua vita con una sincerità e una chiarezza che lasciano al lettore un gusto dolce amaro in bocca. Veronica Manfrotto
E’ così raro trovare libri insoliti che ti sorprendano e che ti appassionino; "Il colore del latte" è così bello nel modo strano in cui è scritto e Nell Leyshon maestra nel riuscire a dire dei suoi personaggi anche quello che non scrive, tanto sono descritti bene dai loro dialoghi. Lorenza Manfrotto
Per approfondire, è uscita una bella recensione su D di Repubblica (vedi il pdf).
E un'altra di Valeria Parrella su Grazia (vedi il pdf).
È la primavera del 1831 quando Mary incomincia a scrivere la sua storia. Scrive lentamente, ci vorranno quattro stagioni perché racconti tutto. Ma non importa: scrivere è diventato un bisogno primario per lei, come mangiare e dormire. Viene da una famiglia di contadini, ha quindici anni, una gamba più corta dell’altra e i capelli chiari come il latte. Conosce solo la fatica del lavoro nei campi, proprio come sua madre, suo padre e le sue sorelle. Conosce solo il linguaggio della violenza, che il padre le infligge se non lavora abbastanza. Ma ha un cervello lucido e una lingua tagliente. Un giorno il padre la allontana di casa perché il vicario vuole una ragazza che accudisca la moglie malata. Mary non vuole abbandonare l’unica vita che conosce, ma non ha scelta. E nella nuova casa imparerà a scrivere, e scrivere rende liberi anche se la libertà ha un prezzo…
E’ così raro trovare libri insoliti che ti sorprendano e che ti appassionino; "Il colore del latte" è così bello nel modo strano in cui è scritto e Nell Leyshon maestra nel riuscire a dire dei suoi personaggi anche quello che non scrive, tanto sono descritti bene dai loro dialoghi. Lorenza Manfrotto
Per approfondire, è uscita una bella recensione su D di Repubblica (vedi il pdf).
E un'altra di Valeria Parrella su Grazia (vedi il pdf).
È la primavera del 1831 quando Mary incomincia a scrivere la sua storia. Scrive lentamente, ci vorranno quattro stagioni perché racconti tutto. Ma non importa: scrivere è diventato un bisogno primario per lei, come mangiare e dormire. Viene da una famiglia di contadini, ha quindici anni, una gamba più corta dell’altra e i capelli chiari come il latte. Conosce solo la fatica del lavoro nei campi, proprio come sua madre, suo padre e le sue sorelle. Conosce solo il linguaggio della violenza, che il padre le infligge se non lavora abbastanza. Ma ha un cervello lucido e una lingua tagliente. Un giorno il padre la allontana di casa perché il vicario vuole una ragazza che accudisca la moglie malata. Mary non vuole abbandonare l’unica vita che conosce, ma non ha scelta. E nella nuova casa imparerà a scrivere, e scrivere rende liberi anche se la libertà ha un prezzo…