Tradotto finalmente in italiano cinquant’anni dopo la scomparsa dell’autore, questo romanzo, ambientato alla fine degli anni Venti, narra la saga ebraica della famiglia Mohylewsky e ritrae un’Europa perduta e sconosciuta ai più. Per chi, come me, ama gli autori ebraici, un romanzo imperdibile. Lorenza Manfrotto
Nella Vienna della fine degli anni Venti, il giovane Alfred Mohylewski, appassionato studente di architettura affidato alla guida illuminata del suo tutore, Dr Frankl, è di ritorno da un viaggio a Berlino quando gli viene proposto di assistere al congresso mondiale degli ebrei fedeli alla Legge che si tiene in quei giorni in città. Figlio di un ebreo convertito che si è lasciato la religione alle spalle, entrando in conflitto con la famiglia di origine, Alfred è curioso delle proprie radici e accetta subito l’invito: una decisione che gli permetterà di incontrare in circostanze del tutto casuali, oltre che molto avventurose, lo zio che non ha mai conosciuto. Welwel è il fratello di suo padre e viene dalla Galizia orientale, dove è proprietario dei vasti terreni di Dobropolje. Insofferente a mondanità e frivolezze e, soprattutto, alla borghesia ebraica assimilata, alla modernità di Vienna lo zio Welwel preferisce di gran lunga gli shtetl e le campagne, dove le tradizioni sono rimaste tali. Cosa lo ha spinto a percorrere tutta quella strada sul suo carro, da est a ovest, dai campi della Podolia – oggi Ucraina alla capitale? In questo suo primo romanzo, parte di quella che è stata definita la migliore saga ebraica scritta in lingua tedesca, Soma Morgenstern ritrae nei dettagli un mondo che non c’è più, spazzato via dalle due grandi guerre. Le sue pagine, finalmente tradotte anche in italiano, restituiscono con ironia e grande realismo paesaggi rurali e scorci urbani, una galleria di personaggi eruditi e ingenui, eleganti e miserabili, la varia umanità di una società in bilico tra innovazione e conformismo, alla ricerca di un’identità che, pur rispettosa di regole e rituali, sia in armonia con la comunità di cui vuole essere parte integrante.
Soma Morgenstern (Tarnopol, Galizia, 1890 - New York 1976) scrittore e giornalista austriaco d’origine ebraica, naturalizzato americano. Corrispondente da Vienna della «Frankfurter Zeitung», partecipò alla vita intellettuale della città, conoscendo tra gli altri Ph. Roth, S. Zweig, A. Berg. All’avvento del nazismo si rifugiò a Parigi, dove fu internato. Fuggì nel 1944 a New York, ottenendo poi la cittadinanza americana. Riscoperto tardivamente, pubblicò in vita solo il primo volume della sua trilogia Barlumi nell’abisso (Funken im Abgrund, 1935-96, nt). È ricordato soprattutto come memorialista di una civiltà, quella ebraico-tedesca, che pervade le sue pagine autobiografiche, le lettere, i diari, tra cui Fuga e fine di Joseph Roth (Joseph Roths Flucht und Ende, postumo, 1994), Alban Berg e il suo idolo (Alban Berg und seine Idole, postumo, 1995, nt). Fra le altre opere, da segnalare il romanzo La morte è un flop (Der Tod ist ein Flop, postumo, 1999, nt).
Nella Vienna della fine degli anni Venti, il giovane Alfred Mohylewski, appassionato studente di architettura affidato alla guida illuminata del suo tutore, Dr Frankl, è di ritorno da un viaggio a Berlino quando gli viene proposto di assistere al congresso mondiale degli ebrei fedeli alla Legge che si tiene in quei giorni in città. Figlio di un ebreo convertito che si è lasciato la religione alle spalle, entrando in conflitto con la famiglia di origine, Alfred è curioso delle proprie radici e accetta subito l’invito: una decisione che gli permetterà di incontrare in circostanze del tutto casuali, oltre che molto avventurose, lo zio che non ha mai conosciuto. Welwel è il fratello di suo padre e viene dalla Galizia orientale, dove è proprietario dei vasti terreni di Dobropolje. Insofferente a mondanità e frivolezze e, soprattutto, alla borghesia ebraica assimilata, alla modernità di Vienna lo zio Welwel preferisce di gran lunga gli shtetl e le campagne, dove le tradizioni sono rimaste tali. Cosa lo ha spinto a percorrere tutta quella strada sul suo carro, da est a ovest, dai campi della Podolia – oggi Ucraina alla capitale? In questo suo primo romanzo, parte di quella che è stata definita la migliore saga ebraica scritta in lingua tedesca, Soma Morgenstern ritrae nei dettagli un mondo che non c’è più, spazzato via dalle due grandi guerre. Le sue pagine, finalmente tradotte anche in italiano, restituiscono con ironia e grande realismo paesaggi rurali e scorci urbani, una galleria di personaggi eruditi e ingenui, eleganti e miserabili, la varia umanità di una società in bilico tra innovazione e conformismo, alla ricerca di un’identità che, pur rispettosa di regole e rituali, sia in armonia con la comunità di cui vuole essere parte integrante.
Soma Morgenstern (Tarnopol, Galizia, 1890 - New York 1976) scrittore e giornalista austriaco d’origine ebraica, naturalizzato americano. Corrispondente da Vienna della «Frankfurter Zeitung», partecipò alla vita intellettuale della città, conoscendo tra gli altri Ph. Roth, S. Zweig, A. Berg. All’avvento del nazismo si rifugiò a Parigi, dove fu internato. Fuggì nel 1944 a New York, ottenendo poi la cittadinanza americana. Riscoperto tardivamente, pubblicò in vita solo il primo volume della sua trilogia Barlumi nell’abisso (Funken im Abgrund, 1935-96, nt). È ricordato soprattutto come memorialista di una civiltà, quella ebraico-tedesca, che pervade le sue pagine autobiografiche, le lettere, i diari, tra cui Fuga e fine di Joseph Roth (Joseph Roths Flucht und Ende, postumo, 1994), Alban Berg e il suo idolo (Alban Berg und seine Idole, postumo, 1995, nt). Fra le altre opere, da segnalare il romanzo La morte è un flop (Der Tod ist ein Flop, postumo, 1999, nt).