"Sono in piedi accanto ai loro corpi. Morti. Sono in piedi ma non ho percezione di me. Una linfa gelata mi è entrata dentro, nelle vene, nelle ossa, nel cervello.
Vado in bagno. Devo lavarmi. Apro a manetta l?acqua calda, tengo la testa bassa. Fisso le macchie sul dorso delle mani. È sangue. È il sangue di mio padre. È il sangue di mia madre.
Ci è schizzato sopra, sulle dita. Ma io lo vedo allargarsi sulla pelle, dappertutto. Schiaccio sul dosatore del sapone. Schiaccio, ne voglio tanto.
Devo lavarmi bene. Lavo e lavo e lavo ancora.
Non so quanto dura: attimi, minuti, mesi, anni. Alzo gli occhi, punto lo specchio. Mi vedo.
Mi vedo. È la mia faccia. E non è la mia faccia.
Sono io. E non sono io.
Giorgio mi spunta alle spalle. A bruciapelo gli chiedo: 'Guardami, guardami bene: sono diverso?'.
Giorgio non capisce: 'Che...? In che senso diverso? Sei tu. Chi cazzo vuoi essere?'.
'Mi vedo cambiato... Non so... Sembro più vecchio.' Il male aveva accelerato improvvisamente la mia vita."
Il 17 aprile del 1991 Pietro Maso uccide i suoi genitori a Montecchia di Crosara, un paese in provincia di Verona, con liaiuto di altri tre ragazzi.
Per quel delitto viene condannato a trent'anni, che con l'indulto e gli sconti di pena per buona condotta sono diventati ventidue. Dall'aprile del 2013 è un uomo definitivamente libero.
In questo libro per la prima volta Pietro Maso parla di sé: del sogno della "bella vita", della notte del massacro, degli anni trascorsi in carcere, della sua conversione religiosa, del lungo e travagliato percorso intimo, fatto di pentimento, di preghiera, di perdono. Una testimonianza potentissima, lucida e scioccante, che mette il lettore faccia a faccia con il Male, con la sua logica folle e agghiacciante. Ma che indica anche una via possibile di redenzione e riscatto.
Vado in bagno. Devo lavarmi. Apro a manetta l?acqua calda, tengo la testa bassa. Fisso le macchie sul dorso delle mani. È sangue. È il sangue di mio padre. È il sangue di mia madre.
Ci è schizzato sopra, sulle dita. Ma io lo vedo allargarsi sulla pelle, dappertutto. Schiaccio sul dosatore del sapone. Schiaccio, ne voglio tanto.
Devo lavarmi bene. Lavo e lavo e lavo ancora.
Non so quanto dura: attimi, minuti, mesi, anni. Alzo gli occhi, punto lo specchio. Mi vedo.
Mi vedo. È la mia faccia. E non è la mia faccia.
Sono io. E non sono io.
Giorgio mi spunta alle spalle. A bruciapelo gli chiedo: 'Guardami, guardami bene: sono diverso?'.
Giorgio non capisce: 'Che...? In che senso diverso? Sei tu. Chi cazzo vuoi essere?'.
'Mi vedo cambiato... Non so... Sembro più vecchio.' Il male aveva accelerato improvvisamente la mia vita."
Il 17 aprile del 1991 Pietro Maso uccide i suoi genitori a Montecchia di Crosara, un paese in provincia di Verona, con liaiuto di altri tre ragazzi.
Per quel delitto viene condannato a trent'anni, che con l'indulto e gli sconti di pena per buona condotta sono diventati ventidue. Dall'aprile del 2013 è un uomo definitivamente libero.
In questo libro per la prima volta Pietro Maso parla di sé: del sogno della "bella vita", della notte del massacro, degli anni trascorsi in carcere, della sua conversione religiosa, del lungo e travagliato percorso intimo, fatto di pentimento, di preghiera, di perdono. Una testimonianza potentissima, lucida e scioccante, che mette il lettore faccia a faccia con il Male, con la sua logica folle e agghiacciante. Ma che indica anche una via possibile di redenzione e riscatto.