Può un bambino delle favelas sognare di diventare un giorno un importante scrittore o un poeta? La risposta è sì! Leggete questo gioiellino, come un classico dell'infanzia, le avventure di Zezè, un bambino dal cuore grande tra le favelas di Rio De Janeiro. Un libro dolcissimo con una bellissima prefazione di Giuseppe Catozzella. Anna Bertoncello
Zezé vuole fare il poeta e vestirsi elegante. Ma al momento è solo un bambino brasiliano di cinque anni che abita in una favela. A scuola, grazie alla sua immaginazione esuberante, è il pupillo della maestra; a casa, invece, il suo amore per gli scherzi gli procura solo rimproveri e legnate da parte dei genitori. Non è facile per un bambino intelligente e sensibile come lui crescere in una famiglia povera. Per fortuna Zezé ha due amici: il Portoghese, proprietario dell'auto più cool del quartiere; e una pianticella di arance che, un giorno, decide di parlare con lui. Pubblicato per la prima volta nel 1968, Il mio albero di arance dolci è l'emozionante storia di un bambino costretto dalle circostanze della vita a diventare adulto prima del tempo. In questo romanzo José Mauro de Vasconcelos ha ricreato i suoi ricordi d'infanzia a Rio de Janeiro, mescolando realismo, poesia, denuncia sociale e una tenerezza che continua a incantare generazioni di lettori in tutto il mondo.
José Mauro de Vasconcelos naque a Bangu (Rio de Janeiro) nel 1920 presso una famiglia estremamente povera. Passò l’infanzia e l’adolescenza dagli zii a Natal, la capitale del Rio Grande do Norte. A nove anni sognava di diventare un campione di nuoto e si allenava nelle acque del Potengi. Nel frattempo leggeva Paulo Setúbal e i grandi regionalisti brasiliani: Graciliano Ramos, José Lins do Rego… Questi due elementi – attività fisica e studio – contrassegnarono tutta la sua esistenza. Amava la letteratura, il cinema e il teatro, ma si sottrasse al mondo accademico e ai salotti intellettuali.
A Natal abbandonò la facoltà di Medicina per fare ritorno a Rio de Janeiro su una nave cargo, una valigia di cartone e il desiderio d’avventura come unico bagaglio. Da lì batté il Brasile in lungo e in largo, cimentandosi nelle professioni più disparate: allenatore di boxe, scaricatore di banane, pescatore, maestro di scuola elementare, cameriere, ricercatore in spedizioni antropologiche nelle comunità indigene e chissà che altro. Da scrittore, convertì la passione per i viaggi in un metodo di lavoro: sceglieva l’ambientazione del suo prossimo libro e vi si trasferiva per interi periodi, immergendosi completamente nella narrazione. Lo spirito avventuriero e la naturalezza della sua capacità affabulatoria confluirono in una produzione di qualità riconosciuta a livello internazionale: ventidue libri, tra romanzi e raccolte di racconti, tradotti in Europa, Stati Uniti, America Latina e Giappone. All’epoca, pochi altri suoi conterranei (tra cui Jorge Amado) condividevano con Vasconcelos il privilegio di vivere esclusivamente dei diritti delle proprie opere. Il mio albero di arance dolci, uscito nel 1968, ebbe uno straordinario successo di pubblico e critica. Romanzo di chiara impronta autobiografica, che occupava i pensieri dello scrittore da più di vent’anni, fu completato in appena dodici giorni, consacrandosi immediatamente come un classico della letteratura brasiliana. Insieme a Doidão e Vamos aquecer o sol, entrambi di prossima pubblicazione per Blackie Edizioni, costituisce la trilogia che accompagna il protagonista Zezé, alter ego dell’autore, per tutta l’infanzia e l’adolescenza fino all’approdo all’età adulta. José Mauro de Vasconcelos non fu solo romanziere prolifico e acclamato, ma anche giornalista, voce radiofonica, pittore, modello e attore: grazie alla sua prestante avvenenza impersonò spesso il ruolo di rubacuori in numerosi film e telefilm. Morì nel 1984, a sessantaquattro anni.
Zezé vuole fare il poeta e vestirsi elegante. Ma al momento è solo un bambino brasiliano di cinque anni che abita in una favela. A scuola, grazie alla sua immaginazione esuberante, è il pupillo della maestra; a casa, invece, il suo amore per gli scherzi gli procura solo rimproveri e legnate da parte dei genitori. Non è facile per un bambino intelligente e sensibile come lui crescere in una famiglia povera. Per fortuna Zezé ha due amici: il Portoghese, proprietario dell'auto più cool del quartiere; e una pianticella di arance che, un giorno, decide di parlare con lui. Pubblicato per la prima volta nel 1968, Il mio albero di arance dolci è l'emozionante storia di un bambino costretto dalle circostanze della vita a diventare adulto prima del tempo. In questo romanzo José Mauro de Vasconcelos ha ricreato i suoi ricordi d'infanzia a Rio de Janeiro, mescolando realismo, poesia, denuncia sociale e una tenerezza che continua a incantare generazioni di lettori in tutto il mondo.
José Mauro de Vasconcelos naque a Bangu (Rio de Janeiro) nel 1920 presso una famiglia estremamente povera. Passò l’infanzia e l’adolescenza dagli zii a Natal, la capitale del Rio Grande do Norte. A nove anni sognava di diventare un campione di nuoto e si allenava nelle acque del Potengi. Nel frattempo leggeva Paulo Setúbal e i grandi regionalisti brasiliani: Graciliano Ramos, José Lins do Rego… Questi due elementi – attività fisica e studio – contrassegnarono tutta la sua esistenza. Amava la letteratura, il cinema e il teatro, ma si sottrasse al mondo accademico e ai salotti intellettuali.
A Natal abbandonò la facoltà di Medicina per fare ritorno a Rio de Janeiro su una nave cargo, una valigia di cartone e il desiderio d’avventura come unico bagaglio. Da lì batté il Brasile in lungo e in largo, cimentandosi nelle professioni più disparate: allenatore di boxe, scaricatore di banane, pescatore, maestro di scuola elementare, cameriere, ricercatore in spedizioni antropologiche nelle comunità indigene e chissà che altro. Da scrittore, convertì la passione per i viaggi in un metodo di lavoro: sceglieva l’ambientazione del suo prossimo libro e vi si trasferiva per interi periodi, immergendosi completamente nella narrazione. Lo spirito avventuriero e la naturalezza della sua capacità affabulatoria confluirono in una produzione di qualità riconosciuta a livello internazionale: ventidue libri, tra romanzi e raccolte di racconti, tradotti in Europa, Stati Uniti, America Latina e Giappone. All’epoca, pochi altri suoi conterranei (tra cui Jorge Amado) condividevano con Vasconcelos il privilegio di vivere esclusivamente dei diritti delle proprie opere. Il mio albero di arance dolci, uscito nel 1968, ebbe uno straordinario successo di pubblico e critica. Romanzo di chiara impronta autobiografica, che occupava i pensieri dello scrittore da più di vent’anni, fu completato in appena dodici giorni, consacrandosi immediatamente come un classico della letteratura brasiliana. Insieme a Doidão e Vamos aquecer o sol, entrambi di prossima pubblicazione per Blackie Edizioni, costituisce la trilogia che accompagna il protagonista Zezé, alter ego dell’autore, per tutta l’infanzia e l’adolescenza fino all’approdo all’età adulta. José Mauro de Vasconcelos non fu solo romanziere prolifico e acclamato, ma anche giornalista, voce radiofonica, pittore, modello e attore: grazie alla sua prestante avvenenza impersonò spesso il ruolo di rubacuori in numerosi film e telefilm. Morì nel 1984, a sessantaquattro anni.