Parole come “cambiamento climatico”, “riscaldamento globale” o “scioglimento dei ghiacciai” producono all’udito di chi le ascolta un ronzio vuoto, sono state usate così tante volte che hanno perso tutto il loro significato e di loro non resta che un guscio vuoto. E’ per questo motivo che “Il tempo e l’acqua” di Magnason parla di Auðhumla, la mucca universale; di zio John che a dieci anni ha deciso di salvare i coccodrilli, di nonno Arni che durante la luna di miele ha scattato più foto al ghiacciaio che alla nonna, del Tibet e del Dalai-Lama, di scienza e di linguaggio. Una voce che non fa sconti, a tratti piena di rabbia, ma che sviscera ogni lato della questione per non lasciarci all’ultima pagina con la convinzione di aver già fatto tutto il possibile. Eleonora Lago
L'Okjökull, un ghiacciaio che da tempi immemorabili si ergeva su quasi venti chilometri quadrati di suolo islandese, oggi è una misera striscia di ghiaccio inerte, e nei prossimi duecento anni potrebbero essere dichiarati morti anche tutti gli altri ghiacciai dell'isola. Ma prima di allora, sulla terra intera, i nostri figli e nipoti vivranno già in un ambiente molto diverso da quello di innumerevoli generazioni del passato: l'aumento delle temperature e del livello dei mari e lo stravolgimento chimico delle loro acque provocati dalle attività umane avranno distrutto ecosistemi millenari, potenziato uragani e inondazioni, eroso terre abitabili e coltivabili e costretto a migrazioni di massa le specie viventi, compresa la nostra. E allora perché restiamo immobili, o quasi? Forse perché quei cento o duecento anni non li sentiamo così vicini, e perché gli appelli allarmati degli scienziati sul «riscaldamento globale» o sulla «acidificazione degli oceani» non riescono a toccarci cognitivamente ed emotivamente: resteranno rumore bianco finché il passato collettivo, i miti, la fantasia non consegneranno loro un'anima, consentendoci di interiorizzarne un'immagine e un significato. È questo il compito che si è dato Andri Snær Magnason, un narratore che alla scienza e all'attivismo ambientale ha dedicato la vita. Intrecciando storie di famiglia, conversazioni future tra figlie e pronipoti, interviste al dalai-lama, incursioni nella poesia scaldica e in quella romantica, scoperte di nessi inaspettati, come quello tra Auðhumla e Kamadhenu, mucche ancestrali di mitologie tra loro lontane, Il tempo e l'acqua «racconta» i dati scientifici, li immerge nel patrimonio culturale comune per investirli di senso, e aiutarci a fare un piccolo passo più in là.
Andri Snær Magnason (1973) oltre che scrittore è un intellettuale, poeta, performer, attivista ambientale a fianco di Björk, candidato alle ultime presidenziali islandesi. Si occupa da molto tempo di divulgazione scientifica e temi ambientali. Tra gli altri suoi libri la raccolta di poesie Bonus (Nottetempo, 2016), il libro per bambini Lo scrigno del tempo (Giunti, 2019) e Dreamland: A Self-Help Manual for a Frightened Nation (Citizen Press, 2008) un saggio che denuncia lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali in Islanda, poi diventato un lungometraggio diretto dallo stesso Magnason e dal regista islandese Thorfinnur Gudnason.
L'Okjökull, un ghiacciaio che da tempi immemorabili si ergeva su quasi venti chilometri quadrati di suolo islandese, oggi è una misera striscia di ghiaccio inerte, e nei prossimi duecento anni potrebbero essere dichiarati morti anche tutti gli altri ghiacciai dell'isola. Ma prima di allora, sulla terra intera, i nostri figli e nipoti vivranno già in un ambiente molto diverso da quello di innumerevoli generazioni del passato: l'aumento delle temperature e del livello dei mari e lo stravolgimento chimico delle loro acque provocati dalle attività umane avranno distrutto ecosistemi millenari, potenziato uragani e inondazioni, eroso terre abitabili e coltivabili e costretto a migrazioni di massa le specie viventi, compresa la nostra. E allora perché restiamo immobili, o quasi? Forse perché quei cento o duecento anni non li sentiamo così vicini, e perché gli appelli allarmati degli scienziati sul «riscaldamento globale» o sulla «acidificazione degli oceani» non riescono a toccarci cognitivamente ed emotivamente: resteranno rumore bianco finché il passato collettivo, i miti, la fantasia non consegneranno loro un'anima, consentendoci di interiorizzarne un'immagine e un significato. È questo il compito che si è dato Andri Snær Magnason, un narratore che alla scienza e all'attivismo ambientale ha dedicato la vita. Intrecciando storie di famiglia, conversazioni future tra figlie e pronipoti, interviste al dalai-lama, incursioni nella poesia scaldica e in quella romantica, scoperte di nessi inaspettati, come quello tra Auðhumla e Kamadhenu, mucche ancestrali di mitologie tra loro lontane, Il tempo e l'acqua «racconta» i dati scientifici, li immerge nel patrimonio culturale comune per investirli di senso, e aiutarci a fare un piccolo passo più in là.
Andri Snær Magnason (1973) oltre che scrittore è un intellettuale, poeta, performer, attivista ambientale a fianco di Björk, candidato alle ultime presidenziali islandesi. Si occupa da molto tempo di divulgazione scientifica e temi ambientali. Tra gli altri suoi libri la raccolta di poesie Bonus (Nottetempo, 2016), il libro per bambini Lo scrigno del tempo (Giunti, 2019) e Dreamland: A Self-Help Manual for a Frightened Nation (Citizen Press, 2008) un saggio che denuncia lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali in Islanda, poi diventato un lungometraggio diretto dallo stesso Magnason e dal regista islandese Thorfinnur Gudnason.