Cercate un romanzo originale, una scrittura ricercata, un protagonista di spessore, dei personaggi enigmatici, ma soprattutto un linguaggio curatissimo? Allora, ma solo a voi, consiglio di leggere questo libro. Vittorio Campana
Valeriano Valt, un antico boscaiolo sceso in pianura, dove si è fatto una posizione come piccolo imprenditore, viene ferito da un macchinario mal manovrato dal figlio Ettore. Invece di raggiungere il vicino ospedale, Valeriano obbliga il figlio a portarlo nel suo paese d’origine, da una certa Stella, che un tempo curava alla bell’e meglio i montanari. Svegliandosi dall’assopimento seguito a un’inutile ricerca, Ettore non trova il padre accanto a sé; troverà invece Stella, che ora gestisce un modesto rifugio, e alcuni dei vecchi compaesani paterni tutti, però, stranamente riservati, elusivi: perché non è lui che attendono, così come non è la ferita fisica quella che più dilania Valeriano. Il successo sul lavoro lo ha sì strappato alla miseria, ma gli ha tolto anche tutto ciò che da quella lo proteggeva. Valeriano si trascina nella ricerca disperata del varco attraverso il figlio, e, alla fine, raggiungerà la sua méta, rivelando in tal modo il significato più vero di questo romanzo: un ulteriore frutto di quel contatto fra visibile e invisibile, fra vivi e morti, ch’è stato a ragione definito come “la matrice di tutti i racconti possibili”.
Igor De Marchi è nato a Vittorio Veneto, dove vive, nel 1971. Ha svolto per vent’anni l’attività di artigiano e pubblicato due libri di poesia: Darwiniana e Resoconto su reddito e salute. Questo è il suo primo romanzo.
Valeriano Valt, un antico boscaiolo sceso in pianura, dove si è fatto una posizione come piccolo imprenditore, viene ferito da un macchinario mal manovrato dal figlio Ettore. Invece di raggiungere il vicino ospedale, Valeriano obbliga il figlio a portarlo nel suo paese d’origine, da una certa Stella, che un tempo curava alla bell’e meglio i montanari. Svegliandosi dall’assopimento seguito a un’inutile ricerca, Ettore non trova il padre accanto a sé; troverà invece Stella, che ora gestisce un modesto rifugio, e alcuni dei vecchi compaesani paterni tutti, però, stranamente riservati, elusivi: perché non è lui che attendono, così come non è la ferita fisica quella che più dilania Valeriano. Il successo sul lavoro lo ha sì strappato alla miseria, ma gli ha tolto anche tutto ciò che da quella lo proteggeva. Valeriano si trascina nella ricerca disperata del varco attraverso il figlio, e, alla fine, raggiungerà la sua méta, rivelando in tal modo il significato più vero di questo romanzo: un ulteriore frutto di quel contatto fra visibile e invisibile, fra vivi e morti, ch’è stato a ragione definito come “la matrice di tutti i racconti possibili”.
Igor De Marchi è nato a Vittorio Veneto, dove vive, nel 1971. Ha svolto per vent’anni l’attività di artigiano e pubblicato due libri di poesia: Darwiniana e Resoconto su reddito e salute. Questo è il suo primo romanzo.