La chiamano fabbrica dei sogni. Fucina di mondi infiniti in cui tutto è credibile, in cui l’impossibile è la regola. A volte, però, la Storia irrompe e spezza l’incanto. E i sogni diventano incubi. Così il maccartismo, negli anni cinquanta, scrisse una delle pagine più nere della storia del cinema. Kirk Douglas lo osteggiò in prima persona, e ora racconta come la lavorazione del suo Spartacus si legò in maniera indissolubile con la caccia alle streghe. Figlio di immigrati ebrei bielorussi, Kirk Douglas arriva a Los Angeles alla fine della guerra, appena trentenne. Si chiama ancora Issur Danielovitch ed è del tutto ignaro delle controversie politiche che già da tempo turbano l’ambiente del cinema. Quando, nel 1947, la Commissione sulle attività antiamericane chiama alcuni personaggi dell’industria cinematografica a rendere conto delle proprie simpatie comuniste, molti a Hollywood decidono di collaborare con le indagini, incriminando i colleghi: in caso contrario, il rischio è di finire sulla «lista nera» e di non poter più lavorare per gli studios. Su quella lista compaiono anche Dalton Trumbo e Howard Fast. Il primo, uno degli sceneggiatori più rispettati e pagati dell’epoca, fa parte degli Unfriendly Ten, i «dieci ostili» che si sono rifiutati di rispondere alle domande del comitato d’inchiesta e che per questo sono finiti in carcere, costretti da lì in poi a lavorare dietro pseudonimo. In veste di produttore con la sua compagnia Bryna, creata nel 1955, Douglas incarica Trumbo di scrivere l’adattamento per un nuovo film sulla figura di Spartaco, il gladiatore trace che capeggiò la rivolta degli schiavi contro la Repubblica romana. La base di partenza sarà Spartacus, il romanzo che Fast ha scritto in prigione dopo l’arresto per la sua dichiarata affiliazione al Partito comunista. In un clima di sospetto e isteria collettiva, Kirk Douglas deve affrontare molte sfide, sullo schermo e fuori, tra il timore per il futuro dei propri figli e i momenti esplosivi con il giovane regista Stanley Kubrick e con attori già affermati come Sir Laurence Olivier, Peter Ustinov, Jean Simmons e Tony Curtis. Ma la sua tenacia e la sua forza morale sono infine premiate: Spartacus vede la luce nel 1960, e con i nomi di Dalton Trumbo e Howard Fast nei titoli di testa. In Io sono Spartaco! – arricchito da immagini inedite del set e del dietro le quinte – Kirk Douglas ripercorre le scelte audaci che portarono alla cancellazione definitiva della lista nera, riscrivendo con lucidità e ironia una pagina dolente della storia americana. Quando il potere, cieco, scagliò gli amici contro gli amici, mandò in pezzi famiglie, atterrì e divise un’intera nazione. Quando a rovinare una vita bastava un tratto di penna.