Che volete che vi dica di questo libro? E' qualcosa che non vi posso dire.
E' come quei film che magari all'inizio ti pareva non ti piacessero neanche, e quando finiscono te ne resti seduta lì, nella tua poltroncina, a fissare i titoli di coda sperando che nessuno ti rivolga la parola perché hai tutte le tue emozioni e non le puoi spiegare proprio a nessuno; vorresti solo che spegnessero nuovamente le luci e rispettassero la commozione che qualche maestro è riuscito a provocare in te. Solo che questo non è un film, è la storia di una vita. E bisogna leggerla per capire. Lorenza Manfrotto
«Antonello, mio babbo, era nato galeotto, come diceva sempre quando parlava del suo luogo di nascita. In carcere, senza aver commesso alcun reato. Era infatti nato all’Asinara...» Così la voce femminile di questo romanzo d’esordio inizia il racconto, di una limpidezza sorprendente, di vicissitudini famigliari che hanno tratti antichi. In una Sardegna selvatica e piena di luce, si consuma l’iniziazione alla vita del padre, figlio di una guardia penitenziaria, attraverso i giochi proibiti con un detenutopastore che ha in sé qualcosa di tremendo e di epico. E si succedono, in una trascinante, a volte fosca, a volte persino spassosa catena di storie, avventure e sventure di sognatori e disgraziati innocenti, passioni amorose e vendette insensate, mescolate al rumore incessante del mare, al sapore della polvere, e a momenti di libertà «panica» in quella terra dove il sole brucia.
La scrittura accompagna le vicende come una narrazione orale riversata in prosa: una lingua di oggi e, verrebbe da dire, di sempre, sostenuta da un occhio che guarda, trasparente, sia i minuti, duri fatti quotidiani, sia le immagini di una storia maggiore che corre dal Fascismo alla guerra fino agli ultimi decenni del secolo.
E' come quei film che magari all'inizio ti pareva non ti piacessero neanche, e quando finiscono te ne resti seduta lì, nella tua poltroncina, a fissare i titoli di coda sperando che nessuno ti rivolga la parola perché hai tutte le tue emozioni e non le puoi spiegare proprio a nessuno; vorresti solo che spegnessero nuovamente le luci e rispettassero la commozione che qualche maestro è riuscito a provocare in te. Solo che questo non è un film, è la storia di una vita. E bisogna leggerla per capire. Lorenza Manfrotto
«Antonello, mio babbo, era nato galeotto, come diceva sempre quando parlava del suo luogo di nascita. In carcere, senza aver commesso alcun reato. Era infatti nato all’Asinara...» Così la voce femminile di questo romanzo d’esordio inizia il racconto, di una limpidezza sorprendente, di vicissitudini famigliari che hanno tratti antichi. In una Sardegna selvatica e piena di luce, si consuma l’iniziazione alla vita del padre, figlio di una guardia penitenziaria, attraverso i giochi proibiti con un detenutopastore che ha in sé qualcosa di tremendo e di epico. E si succedono, in una trascinante, a volte fosca, a volte persino spassosa catena di storie, avventure e sventure di sognatori e disgraziati innocenti, passioni amorose e vendette insensate, mescolate al rumore incessante del mare, al sapore della polvere, e a momenti di libertà «panica» in quella terra dove il sole brucia.
La scrittura accompagna le vicende come una narrazione orale riversata in prosa: una lingua di oggi e, verrebbe da dire, di sempre, sostenuta da un occhio che guarda, trasparente, sia i minuti, duri fatti quotidiani, sia le immagini di una storia maggiore che corre dal Fascismo alla guerra fino agli ultimi decenni del secolo.