Tornano gli infallibili Carabinieri, protagonisti degli ultimi romanzi di Matino: il saggio maresciallo Piconese e il suo goloso aiutante, il brigadiere Zanella. Ma soprattutto torna il personaggio principale delle storie di questo autore: il Veneto con i suoi segreti e le sue contraddizioni. Vittorio Campana
Valgono una fortuna, i rifiuti. Sono il nuovo oro. E così, in una gelida mattina di febbraio del 1987, il maresciallo dei carabinieri Giovanni Piconese e il brigadiere Giacomo Zanella si ritrovano al valico di Priabona, nell’Altovicentino, a indagare sull’omicidio di un camionista che trasportava rifiuti tossici. Per dipanare un intrigo che assomiglia a un gioco di specchi, c’è bisogno della testa fine di Piconese, un Maigret di provincia con la sigaretta al posto della pipa, la medesima attitudine a comprendere l’altrui psicologia e una moglie e quattro figli che lo aspettano a casa.
Le cose, però, si complicano subito per Zanella. “Cintura nera” di storia locale, profondamente legato alla sua terra, il brigadiere deve partire in fretta e furia per il Mezzogiorno. L’inchiesta lo esige, c’è una pista da seguire. E allora le atmosfere incantate delle Prealpi, i cui abitanti – i cosiddetti cimbri – parlano un arcano dialetto e sono d’origine tedesca, cede al Salento arso dal sole e battuto dal vento. Pure lì le radici della gente rimandano ad altri luoghi, di là dal mare, ma anche lì il marcio è quello di sempre che cova ovunque nella stessa maniera. Per un attimo il Nordest sembra rispecchiarsi nel Sudest. Ma è già tempo di ripartire e tornare a Settentrione. Che c’entrano i fantasmi degli
antichi briganti, ribelli alla Serenissima Repubblica di Venezia, con un’oscura organizzazione che smaltisce rifiuti illegalmente?
Autore di popolari romanzi ambientati nel Triveneto, Umberto Matino narra delle identità che nascono a cavallo di confini evanescenti e si nutrono dell’intrecciarsi di culture diverse. La cattiva terra racconta una delle tante facce del Nordest locomotiva d’Italia, culla di patrie vere e fasulle, e di una leva di “imprenditori” che ha un solo credo: i schèi.
Umberto Matino è nato a Schio e vive a Padova. In diversi romanzi, tra cui La Valle dell’Orco (2007), L’ultima Anguàna (2011), Tutto è notte nera (2015), i Rossi (2018) e Giallo Palladio (2022), ha svelato i rimossi inconfessabili del Nordest e raccontato le storie delle minoranze di antica origine alemanna: i cosiddetti Cimbri.
Valgono una fortuna, i rifiuti. Sono il nuovo oro. E così, in una gelida mattina di febbraio del 1987, il maresciallo dei carabinieri Giovanni Piconese e il brigadiere Giacomo Zanella si ritrovano al valico di Priabona, nell’Altovicentino, a indagare sull’omicidio di un camionista che trasportava rifiuti tossici. Per dipanare un intrigo che assomiglia a un gioco di specchi, c’è bisogno della testa fine di Piconese, un Maigret di provincia con la sigaretta al posto della pipa, la medesima attitudine a comprendere l’altrui psicologia e una moglie e quattro figli che lo aspettano a casa.
Le cose, però, si complicano subito per Zanella. “Cintura nera” di storia locale, profondamente legato alla sua terra, il brigadiere deve partire in fretta e furia per il Mezzogiorno. L’inchiesta lo esige, c’è una pista da seguire. E allora le atmosfere incantate delle Prealpi, i cui abitanti – i cosiddetti cimbri – parlano un arcano dialetto e sono d’origine tedesca, cede al Salento arso dal sole e battuto dal vento. Pure lì le radici della gente rimandano ad altri luoghi, di là dal mare, ma anche lì il marcio è quello di sempre che cova ovunque nella stessa maniera. Per un attimo il Nordest sembra rispecchiarsi nel Sudest. Ma è già tempo di ripartire e tornare a Settentrione. Che c’entrano i fantasmi degli
antichi briganti, ribelli alla Serenissima Repubblica di Venezia, con un’oscura organizzazione che smaltisce rifiuti illegalmente?
Autore di popolari romanzi ambientati nel Triveneto, Umberto Matino narra delle identità che nascono a cavallo di confini evanescenti e si nutrono dell’intrecciarsi di culture diverse. La cattiva terra racconta una delle tante facce del Nordest locomotiva d’Italia, culla di patrie vere e fasulle, e di una leva di “imprenditori” che ha un solo credo: i schèi.
Umberto Matino è nato a Schio e vive a Padova. In diversi romanzi, tra cui La Valle dell’Orco (2007), L’ultima Anguàna (2011), Tutto è notte nera (2015), i Rossi (2018) e Giallo Palladio (2022), ha svelato i rimossi inconfessabili del Nordest e raccontato le storie delle minoranze di antica origine alemanna: i cosiddetti Cimbri.