Le clamorose dimissioni di Benedetto XVI avvengono alla fine di una lunga sequenza di scandali che hanno travolto il Vaticano dalla morte di Giovanni Paolo II a oggi. Un Vaticano spinto quasi a forza dalla parte opposta di un simbolico confessionale. Costretto a difendersi, a confessare "peccati" veri e presunti. E non solo davanti a se stesso ma anche ai suoi fedeli disorientati, al tribunale dell'opinione pubblica occidentale e a quello delle istituzioni finanziarie internazionali. La Chiesa, "maestra di vita" per antonomasia, rischia di essere confinata dalla propria crisi di identità nella posizione scomoda e inedita di "imputato globale".
Gli scandali e i veleni che hanno toccato alcune delle persone più vicine a Benedetto XVI sono dunque percepiti come il sintomo di una decadenza allarmante. Al punto che fra gli avversari si parla del Vaticano come di un "secondo Cremlino", destinato alla stessa rovinosa caduta dell'impero sovietico dopo la guerra fredda.
Massimo Franco analizza le cause profonde e le implicazioni di un affanno emerso con il tramonto della Seconda Repubblica berlusconiana, legata alle gerarchie ecclesiastiche da una lunga alleanza di fatto: una stagione da cui il cattolicesimo politico riemerge diviso e debole, dopo avere cercato invano di ricompattarsi.
A colpire sono soprattutto le conseguenze mondiali della crisi dell'"impero" del papa. Le lotte di potere, le soffiate dei "Corvi", le manovre all'interno dei palazzi apostolici mostrano l'intreccio fra politica italiana e dinamiche globali.
La tormentata metamorfosi dello Ior, l'Istituto di credito vaticano, rimanda così non solo ai conflitti interni ma anche ai "Patti lateranensi del XXI secolo" fra la Chiesa e i "sacerdoti" del potere bancario nel mondo. Perfino nell'emergenza economica europea affiora una polemica a sfondo religioso: i Paesi protestanti del Nordeuropa oppongono le proprie virtù di rigore finanziario alle nazioni mediterranee a maggioranza cattolica, viste come debitrici inaffidabili perché rispecchiano "una Chiesa che assolvendo troppo facilmente assolve se stessa".
A questo si affiancano i rapporti non facili della Santa Sede e dei vescovi americani con l'amministrazione Obama sui temi etici, dopo le ferite parzialmente rimarginate dello scandalo della pedofilia; e gli attacchi sistematici contro le comunità cristiane in un Nordafrica dove le "primavere arabe" stanno approdando a una minacciosa deriva musulmana.
Sono le coordinate di una transizione epocale, che la Chiesa cattolica cerca di governare ma spesso finisce per subire. "Dentro la Città del Vaticano" scrive Massimo Franco "si stanno consumando la fine di un modello di governo e di una concezione del papato; e la decadenza di una nomenklatura ecclesiastica che rischia di passare alla storia con un carico di responsabilità maggiori rispetto a quelle che realmente ha a livello individuale."
Gli scandali e i veleni che hanno toccato alcune delle persone più vicine a Benedetto XVI sono dunque percepiti come il sintomo di una decadenza allarmante. Al punto che fra gli avversari si parla del Vaticano come di un "secondo Cremlino", destinato alla stessa rovinosa caduta dell'impero sovietico dopo la guerra fredda.
Massimo Franco analizza le cause profonde e le implicazioni di un affanno emerso con il tramonto della Seconda Repubblica berlusconiana, legata alle gerarchie ecclesiastiche da una lunga alleanza di fatto: una stagione da cui il cattolicesimo politico riemerge diviso e debole, dopo avere cercato invano di ricompattarsi.
A colpire sono soprattutto le conseguenze mondiali della crisi dell'"impero" del papa. Le lotte di potere, le soffiate dei "Corvi", le manovre all'interno dei palazzi apostolici mostrano l'intreccio fra politica italiana e dinamiche globali.
La tormentata metamorfosi dello Ior, l'Istituto di credito vaticano, rimanda così non solo ai conflitti interni ma anche ai "Patti lateranensi del XXI secolo" fra la Chiesa e i "sacerdoti" del potere bancario nel mondo. Perfino nell'emergenza economica europea affiora una polemica a sfondo religioso: i Paesi protestanti del Nordeuropa oppongono le proprie virtù di rigore finanziario alle nazioni mediterranee a maggioranza cattolica, viste come debitrici inaffidabili perché rispecchiano "una Chiesa che assolvendo troppo facilmente assolve se stessa".
A questo si affiancano i rapporti non facili della Santa Sede e dei vescovi americani con l'amministrazione Obama sui temi etici, dopo le ferite parzialmente rimarginate dello scandalo della pedofilia; e gli attacchi sistematici contro le comunità cristiane in un Nordafrica dove le "primavere arabe" stanno approdando a una minacciosa deriva musulmana.
Sono le coordinate di una transizione epocale, che la Chiesa cattolica cerca di governare ma spesso finisce per subire. "Dentro la Città del Vaticano" scrive Massimo Franco "si stanno consumando la fine di un modello di governo e di una concezione del papato; e la decadenza di una nomenklatura ecclesiastica che rischia di passare alla storia con un carico di responsabilità maggiori rispetto a quelle che realmente ha a livello individuale."