Rebecka non ha dormito bene; ieri sera ha festeggiato il compleanno del vicino e bevuto forse un po’ troppo. Quando decide di svegliare il figlio perché deve andare a scuola Joel non è nel suo letto. Eppure c’era ieri sera, quando è rientrata. Perché qualcosa nella testa di Rebecka la fa pensare al peggio? Perché non pensa che può essere già andato a scuola? Perché, in fondo, tanti sanno che qualcosa di tragico può essere successo? E perché proprio in quei giorni è tornata in città la detective Hanna Duncker? Un thriller appassionante. Lavinia Manfrotto
Non c’è fuga dal passato. La detective Hanna Duncker lo comprende davvero solo tornando a öland, l’isola da cui è scappata a diciannove anni e dove aveva giurato di non rimettere mai più piede. Ma dopo la morte di suo padre, l’autunno precedente, Hanna ha capito che è proprio öland il posto a cui sente di appartenere, sebbene viverci significhi confrontarsi ogni giorno col fatto di essere la figlia di Lars Duncker, un nome tristemente noto nella contea. In una piccola comunità, non ci si può nascondere a lungo e, tra le occhiate di sbieco degli isolani e i pettegolezzi dei colleghi, Hanna si ritrova a lavorare gomito a gomito proprio con Ove Hultmark, il poliziotto che quindici anni prima ha arrestato suo padre. A complicare ulteriormente le cose, durante il suo primo giorno di lavoro al commissariato di Kalmar, viene rinvenuto un corpo nella palude di Möckel. La vittima è un ragazzo sui tredici o quattordici anni, con indosso una felpa con il cappuccio e, stretto nella mano destra, un piccolo fiore rosa che sta appassendo. Il cadavere giace accanto a una pozza di sangue; il volto è completamente tumefatto. Hanna è scossa dalla visione, soprattutto perchè il ragazzo è Joel Forslund, il figlio di Rebecka, che molti anni prima era stata la sua migliore amica. Si getta perciò a capofitto in un’indagine in cui la caccia alla verità diventa una resa dei conti con i fantasmi del suo passato, innanzi tutto con gli oscuri eventi che hanno riguardato suo padre anni prima.
Non c’è fuga dal passato. La detective Hanna Duncker lo comprende davvero solo tornando a öland, l’isola da cui è scappata a diciannove anni e dove aveva giurato di non rimettere mai più piede. Ma dopo la morte di suo padre, l’autunno precedente, Hanna ha capito che è proprio öland il posto a cui sente di appartenere, sebbene viverci significhi confrontarsi ogni giorno col fatto di essere la figlia di Lars Duncker, un nome tristemente noto nella contea. In una piccola comunità, non ci si può nascondere a lungo e, tra le occhiate di sbieco degli isolani e i pettegolezzi dei colleghi, Hanna si ritrova a lavorare gomito a gomito proprio con Ove Hultmark, il poliziotto che quindici anni prima ha arrestato suo padre. A complicare ulteriormente le cose, durante il suo primo giorno di lavoro al commissariato di Kalmar, viene rinvenuto un corpo nella palude di Möckel. La vittima è un ragazzo sui tredici o quattordici anni, con indosso una felpa con il cappuccio e, stretto nella mano destra, un piccolo fiore rosa che sta appassendo. Il cadavere giace accanto a una pozza di sangue; il volto è completamente tumefatto. Hanna è scossa dalla visione, soprattutto perchè il ragazzo è Joel Forslund, il figlio di Rebecka, che molti anni prima era stata la sua migliore amica. Si getta perciò a capofitto in un’indagine in cui la caccia alla verità diventa una resa dei conti con i fantasmi del suo passato, innanzi tutto con gli oscuri eventi che hanno riguardato suo padre anni prima.
