Uomini e tigri
Un romanzo dedicato ad uno dei più affascinanti predatori che esistono in natura, ed in particolare alla paura dell’uomo dinnanzi ad un felino con l’istinto di uccidere. “La fame che le tigri hanno degli uomini è nulla in confronto alla fame che gli uomini hanno delle tigri”. - Giampietro Antoniolo
Una tigre cinge d'assedio uno sperduto villaggio dell'estremo oriente russo. Ha già ucciso, e lo ha fatto con una tale spietata violenza che sembra guidata da un umanissimo desiderio di vendetta. Un uomo, Jurij Trush, deve trovarla prima che faccia altre vittime. L'unica cosa che sa è che è astuta, ferita, rabbiosa. E che è lí fuori. Ma se c'è qualcuno che può fermarla, quello è lui. La tigre è stato salutato come un nuovo, moderno classico dell'avventura. Una storia vera, durissima e primordiale, un reportage da una terra selvaggia e meravigliosa, un racconto mortale di animali e di uomini.
Ti uccide prima ancora di toccarti. Il suo ruggito è come un terremoto che sembra provenire da ogni direzione, un suono forgiato dall'evoluzione per stroncare il sistema nervoso delle vittime. Ma quando vuole può essere silenziosa come la neve che cade: un proverbio della taiga dice che «quando tu riesci a vederla, lei ti ha già visto cento volte».
È la tigre siberiana, il predatore piú intelligente e letale del pianeta. Dopo l'uomo.
Quella mattina Jurij Trush, un veterano dell'esercito sovietico ora a capo dell'Ispettorato Tigre, ricevette una chiamata allarmante: un uomo, piú volte sospettato di bracconaggio, Vladimir Markov, era stato assalito nei dintorni di Sobolonje, piccola comunità di tagliaboschi nel cuore della foresta. Siamo nell'estremo oriente siberiano, non lontani dal confine cinese: il Primorje è una prova generale di inferno nascosta sotto la superficie di uno dei territori piú belli e affascinanti del globo. Ed è anche l'ultimo santuario della tigre dell'Amur.
Quando Trush giunse sul luogo dell'aggressione scoprí che, malgrado gli oltre trenta gradi sotto zero, la neve si era sciolta completamente: al centro del cerchio scuro di sangue erano posate una mano mozza e una testa senza volto. Piú in là ricominciavano le impronte, dirette verso il bosco. La tigre era ancora lí, da qualche parte, in silenzio.
Inizia cosí il racconto di un'incredibile e spaventosa caccia alla tigre, dei giorni passati nella foresta e nella tundra siberiane sotto la perenne minaccia della belva, delle gesta dell'animale che arriverà ad assediare l'intero villaggio, e dell'uomo destinato ad affrontarla.
Ma perché la tigre si è avventata sulla sua vittima con un'aggressività tale che non si può spiegare se non con la volontà della vendetta? Cosa aveva fatto Markov, per scatenare nell'animale un simile odio? Interrogativi che costringeranno Trush a chiedersi chi è veramente la vittima e chi il carnefice: perché «la fame che le tigri hanno degli uomini è nulla in confronto alla fame che gli uomini hanno delle tigri».
Il «New York Times» ha paragonato La tigre a Moby Dick per la capacità di evocare un mondo attraverso il racconto di una caccia, il referto di un'ossessione. Sulle orme della tigre e di Trush ci si inoltra in quel territorio in cui le vite degli uomini e degli animali conquistano l'universalità senza tempo del mito.
Un romanzo dedicato ad uno dei più affascinanti predatori che esistono in natura, ed in particolare alla paura dell’uomo dinnanzi ad un felino con l’istinto di uccidere. “La fame che le tigri hanno degli uomini è nulla in confronto alla fame che gli uomini hanno delle tigri”. - Giampietro Antoniolo
Una tigre cinge d'assedio uno sperduto villaggio dell'estremo oriente russo. Ha già ucciso, e lo ha fatto con una tale spietata violenza che sembra guidata da un umanissimo desiderio di vendetta. Un uomo, Jurij Trush, deve trovarla prima che faccia altre vittime. L'unica cosa che sa è che è astuta, ferita, rabbiosa. E che è lí fuori. Ma se c'è qualcuno che può fermarla, quello è lui. La tigre è stato salutato come un nuovo, moderno classico dell'avventura. Una storia vera, durissima e primordiale, un reportage da una terra selvaggia e meravigliosa, un racconto mortale di animali e di uomini.
Ti uccide prima ancora di toccarti. Il suo ruggito è come un terremoto che sembra provenire da ogni direzione, un suono forgiato dall'evoluzione per stroncare il sistema nervoso delle vittime. Ma quando vuole può essere silenziosa come la neve che cade: un proverbio della taiga dice che «quando tu riesci a vederla, lei ti ha già visto cento volte».
È la tigre siberiana, il predatore piú intelligente e letale del pianeta. Dopo l'uomo.
Quella mattina Jurij Trush, un veterano dell'esercito sovietico ora a capo dell'Ispettorato Tigre, ricevette una chiamata allarmante: un uomo, piú volte sospettato di bracconaggio, Vladimir Markov, era stato assalito nei dintorni di Sobolonje, piccola comunità di tagliaboschi nel cuore della foresta. Siamo nell'estremo oriente siberiano, non lontani dal confine cinese: il Primorje è una prova generale di inferno nascosta sotto la superficie di uno dei territori piú belli e affascinanti del globo. Ed è anche l'ultimo santuario della tigre dell'Amur.
Quando Trush giunse sul luogo dell'aggressione scoprí che, malgrado gli oltre trenta gradi sotto zero, la neve si era sciolta completamente: al centro del cerchio scuro di sangue erano posate una mano mozza e una testa senza volto. Piú in là ricominciavano le impronte, dirette verso il bosco. La tigre era ancora lí, da qualche parte, in silenzio.
Inizia cosí il racconto di un'incredibile e spaventosa caccia alla tigre, dei giorni passati nella foresta e nella tundra siberiane sotto la perenne minaccia della belva, delle gesta dell'animale che arriverà ad assediare l'intero villaggio, e dell'uomo destinato ad affrontarla.
Ma perché la tigre si è avventata sulla sua vittima con un'aggressività tale che non si può spiegare se non con la volontà della vendetta? Cosa aveva fatto Markov, per scatenare nell'animale un simile odio? Interrogativi che costringeranno Trush a chiedersi chi è veramente la vittima e chi il carnefice: perché «la fame che le tigri hanno degli uomini è nulla in confronto alla fame che gli uomini hanno delle tigri».
Il «New York Times» ha paragonato La tigre a Moby Dick per la capacità di evocare un mondo attraverso il racconto di una caccia, il referto di un'ossessione. Sulle orme della tigre e di Trush ci si inoltra in quel territorio in cui le vite degli uomini e degli animali conquistano l'universalità senza tempo del mito.
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