Dopo il successo di Il cantore di storie, con questo nuovo romanzo Rabih Alameddine ci trasporta in Libano, a Beirut, e, all’inizio, in un vecchio appartamento della città. È qui che incontriamo Aaliya, una donna di settantadue anni, i capelli tinti di blu, una traduzione da iniziare, forse, e una storia da raccontare. Aaliya ci parla della sua vita: anni e anni dedicati a leggere i capolavori della letteratura mondiale per poi tradurli, in silenzio, per puro amore, senza che alcuna traduzione veda mai la luce della pubblicazione; mentre per le vie della città cadevano bombe e si udivano gli echi di una guerra capace di trasformare giovani pacifici in spie e assassini. Una guerra che ha costretto una donna sola come lei, di professione libraia, appassionata di libri, a dormire con un fucile accanto al letto per difendersi da attacchi improvvisi. Una guerra che ha costretto Aaliya a rimandare l’appuntamento con l’amore. Siamo ciò che leggiamo, disse un saggio, e Aaliya è questo: una creatura meravigliosa, fatta di carta, eppure viva, piena di umorismo, che si nasconde da tutto e tutti dentro una vecchia giacca di lana e dietro la letteratura, cercando nei libri l’amore che la sua famiglia non è stata in grado di darle. Entrare nella casa di Aaliya, sedere accanto a lei, condividere la sua paura e il suo coraggio, ascoltare la sua storia straordinaria e assoluta è un’esperienza intensa che conferma il talento affabulatore di Rabih Alameddine.
Rabih Alameddine è nato in Giordania nel 1959 da genitori libanesi. Dopo aver vissuto in Kuwait, Libano e Inghilterra, ora si divide tra San Francisco e Beirut. Ha già pubblicato una raccolta di racconti, The Perv, e due romanzi, Koolaids e I, the Divine.
Rabih Alameddine è nato in Giordania nel 1959 da genitori libanesi. Dopo aver vissuto in Kuwait, Libano e Inghilterra, ora si divide tra San Francisco e Beirut. Ha già pubblicato una raccolta di racconti, The Perv, e due romanzi, Koolaids e I, the Divine.