La via di Schenèr è un passo impervio che fin dal Medioevo ha collegato il Feltrino (Serenissima Repubblica) con il Primiero (mondo “Tedesco”). Posto questo assunto i più fuggirebbero. Ma sbaglierebbero, e di grosso. Imparerebbero un sacco di cose lasciandosi meravigliare da una narrazione autobiografica ed avvincente di un giovane storico mai noioso. Si può desiderare di meglio? Arturo Moro
Matteo Melchiorre è uno storico recalcitrante. Innanzitutto, fa il possibile per sottrarsi a quel «racconto ordinato e sistematico dei Grandi Eventi» che per molti, nonostante gli sviluppi della scienza storica negli ultimi cinquant’anni, è «la Storia» tout-court. E per di più, la maschera e la postura dello Storico sembrano stargli male addosso: a leggere questo suo meraviglioso libro (meraviglioso perché fa apparire meravigliose cose comuni e materiali e quotidiane) lo si potrebbe scambiare per un girovago, un innamorato, un sognatore, un cantastorie – o, come direbbe Dario Fo, un «cacciaballe».
In realtà, sotto la svagata andatura della narrazione, il lavoro storico di Melchiorre è ampio, solido e accurato. Ed è grazie a questo serissimo lavoro, sornionamente raccontato come il passatempo di un perdigiorno, che pagina dopo pagina si presenta alla nostra immaginazione e alla nostra conoscenza la vita plurisecolare di due comunità: la città di Feltre, sotto, e gli abitanti del Primiero, sopra: uniti e separati da un passo, lo Schenèr – descritto, a seconda di chi lo attraversava, come «gola stupenda» o «orrido abisso» – che è sempre stato confine e transito insieme, luogo fortificato e cordone ombelicale. Come già nel bellissimo Requiem per un albero, Matteo Melchiorre riesce qui a soddisfare non solo il nostro desiderio di conoscenza, ma anche le esigenze della sensibilità e dell’immaginazione. Giulio Mozzi
Matteo Melchiorre (1981) ha svolto attività di ricerca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università degli Studi di Udine. Attualmente è ricercatore assegnista presso lo IUAV di Venezia. Si occupa di storia economica e sociale del tardo Medioevo e di edizione di fonti. Tra i suoi saggi storici si ricordano: A un cenno del suo dito. Fra Bernardino da Feltre (1439-1494) e gli ebrei (Unicopli 2012), Conoscere per governare. Le relazioni dei Sindici inquisitori e il dominio veneziano in Terraferma (1543-1626) (Forum 2013), “Ecclesia nostra”. La cattedrale di Padova, il suo capitolo e i suoi canonici nel primo secolo veneziano (1406-1509) (Istituto Storico Italiano per il Medioevo 2014) e Il Chronicon bellunense (1383-1412) di Clemente Miari (Viella 2015). Dedito alla scrittura letteraria, ha pubblicato due opere narrative: Requiem per un albero. Resoconto dal Nord Est (Spartaco 2004, 2007); La banda della superstrada Fenadora-Anzù (con vaneggiamenti sovversivi) (Laterza 2011).