«L'interesse nazionale italiano e l'interesse comune europeo: è questo che, in definitiva, ha contato e conta per me più di ogni altra cosa.» A parlare così è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; e le sue parole aiutano a comprendere meglio il suo pensiero sui principali argomenti all'ordine del giorno nel dibattito politico interno e, soprattutto, internazionale.
In questa frase c'è la chiave più semplice per interpretare la funzione svolta dal capo dello Stato durante la crisi economica e istituzionale attraversata dal nostro paese e più specificamente sul piano delle relazioni tra l'Italia e il resto del mondo.
Napolitano aveva intenzione di licenziare questo libro soltanto dopo aver lasciato il Quirinale: da ex presidente. L'idea era nata su sollecitazione di Federico Rampini quando Napolitano non poteva immaginare che nell'aprile 2013 sarebbe stato rieletto per un mandato non cercato e tuttavia accettato responsabilmente per senso dello Stato. Il dialogo con Rampini, completato quando il secondo mandato era ormai avviato, consente di ripercorrere le fasi salienti del settennato 2006-2013 e le idee guida dell'azione del presidente sul versante internazionale, incentrata su due scelte fondamentali di politica estera.
La prima è quella del dare nuovo vigore alla prospettiva europeista. Alle campagne mistificatorie e distruttive che vogliono scaricare sull'Europa comunitaria responsabilità e insufficienze dei governi nazionali, Napolitano risponde con l'appello a tentare un'impresa senza precedenti: portare fino in fondo il processo di integrazione del continente, dar vita a un'effettiva «democrazia sovranazionale » che sia per i cittadini europei una «nuova Patria comune» pur senza annullare l'identità originaria di ciascuno.
La seconda scelta è una decisa visione transa tlantica. Napolitano sottolinea che valori, concezioni e impegni essenziali legano indissolubilmente l'Europa agli Stati Uniti.
Un legame da salvaguardare e rinnovare malgrado ogni difficoltà. Ad avviso del presidente, non c'è altro modo per poter «contare nel mondo» e per garantire all'Unione Europea e al nostro Paese un ruolo di primo piano in zone come il Nordafrica, il Medio Oriente e i Balcani.
Non mancano nel libro ricordi personali di figure ed eventi significativi degli scorsi decenni.
Napolitano parla anche di problemi ed emergenze italiane: il logoramento dei partiti politici e la loro difficoltà e resistenza a rinnovarsi, l'affermarsi di movimenti antisistema, la contestazione della democrazia rappresentativa in nome di una fantomatica «democrazia della Rete», i timori suscitati da flussi immigratori non governati con spirito aperto, la disoccupazione e la drammatica incertezza di prospettive dei giovani.
Dinanzi a tutto ciò, si riafferma il valore irrinunciabile della politica, intesa nel suo significato più nobile di sapere teorico e pratico capace di congiungere lungimiranza di progetti e concretezza di obbiettivi da conseguire. Col fine di realizzare, in un contes
to di ampia partecipazione democratica, quel modello di sviluppo socialmente più equo, che rimane la grande questione centrale del nostro tempo.
In questa frase c'è la chiave più semplice per interpretare la funzione svolta dal capo dello Stato durante la crisi economica e istituzionale attraversata dal nostro paese e più specificamente sul piano delle relazioni tra l'Italia e il resto del mondo.
Napolitano aveva intenzione di licenziare questo libro soltanto dopo aver lasciato il Quirinale: da ex presidente. L'idea era nata su sollecitazione di Federico Rampini quando Napolitano non poteva immaginare che nell'aprile 2013 sarebbe stato rieletto per un mandato non cercato e tuttavia accettato responsabilmente per senso dello Stato. Il dialogo con Rampini, completato quando il secondo mandato era ormai avviato, consente di ripercorrere le fasi salienti del settennato 2006-2013 e le idee guida dell'azione del presidente sul versante internazionale, incentrata su due scelte fondamentali di politica estera.
La prima è quella del dare nuovo vigore alla prospettiva europeista. Alle campagne mistificatorie e distruttive che vogliono scaricare sull'Europa comunitaria responsabilità e insufficienze dei governi nazionali, Napolitano risponde con l'appello a tentare un'impresa senza precedenti: portare fino in fondo il processo di integrazione del continente, dar vita a un'effettiva «democrazia sovranazionale » che sia per i cittadini europei una «nuova Patria comune» pur senza annullare l'identità originaria di ciascuno.
La seconda scelta è una decisa visione transa tlantica. Napolitano sottolinea che valori, concezioni e impegni essenziali legano indissolubilmente l'Europa agli Stati Uniti.
Un legame da salvaguardare e rinnovare malgrado ogni difficoltà. Ad avviso del presidente, non c'è altro modo per poter «contare nel mondo» e per garantire all'Unione Europea e al nostro Paese un ruolo di primo piano in zone come il Nordafrica, il Medio Oriente e i Balcani.
Non mancano nel libro ricordi personali di figure ed eventi significativi degli scorsi decenni.
Napolitano parla anche di problemi ed emergenze italiane: il logoramento dei partiti politici e la loro difficoltà e resistenza a rinnovarsi, l'affermarsi di movimenti antisistema, la contestazione della democrazia rappresentativa in nome di una fantomatica «democrazia della Rete», i timori suscitati da flussi immigratori non governati con spirito aperto, la disoccupazione e la drammatica incertezza di prospettive dei giovani.
Dinanzi a tutto ciò, si riafferma il valore irrinunciabile della politica, intesa nel suo significato più nobile di sapere teorico e pratico capace di congiungere lungimiranza di progetti e concretezza di obbiettivi da conseguire. Col fine di realizzare, in un contes
to di ampia partecipazione democratica, quel modello di sviluppo socialmente più equo, che rimane la grande questione centrale del nostro tempo.