Sono stata attratta da questo libro dopo aver saputo che l'autrice è molto amata da Barack Obama. Un romanzo denso di relazioni, affetti e legami famigliari. Va letto con molta lentezza per poter assaporare le immagini di questa delicata storia, per poter amare le donne protagoniste e abbracciarle tutte. Anna Bertoncello
Ruth e Lucille non hanno mai visto Fingerbone, la cittadina del Midwest che ha dato i natali alla loro mamma Helen, né le acque fonde e cupe del lago intorno a cui sorge. Ma quel lago, che in passato è stato teatro di un tragico e spettacolare disastro ferroviario, divenendo luogo di eterno riposo per molti abitanti della zona, pretende un grande tributo dalle loro giovani vite. Lo esige il giorno in cui Helen decide di riconsegnare le bambine alle loro origini e, dopo aver affrontato il lungo viaggio da Seattle, le deposita sul portico della casa avita con un pacco di biscotti da sgranocchiare per ingannare l'attesa; quindi, senza una parola di commiato né una riga di spiegazioni, risale in macchina e va a gettarsi nel lago. La cura delle due orfane e dei loro cuori attoniti passa da quel momento nelle mani di parenti sconosciuti, mani ora tenere ed efficienti, ora timide e inette, fino alle lunghe mani ossute della sorella minore di Helen, Sylvie, mani nude e perennemente screpolate, mani che sanno carezzare ma non trattenere. Sylvie porta scarpette leggere in pieno inverno e una banconota da venti dollari spillata sotto il bavero del cappotto. Ama la luce e la natura, fa lunghe passeggiate senza orari, prepara pasti frugali e non particolarmente nutrienti. Dei cani ha la paura tipica dei vagabondi. Ruth e Lucille, cosí esperte di perdite e abbandoni, sanno di non poter fare affidamento sul suo restare: «Sylvie assomigliava a nostra madre, e inoltre si toglieva di rado il cappotto e ogni storia che raccontava aveva a che fare con un treno o con una stazione degli autobus». La stessa casa di famiglia, il nucleo originario cui Sylvie ha accettato di tornare per amore delle nipoti, con la sua gestione va rapidamente in rovina: una moltitudine di gatti e sporcizia, infiniti giornali e lattine vuote, un accumulo erroneamente scambiato per l'essenza di ogni cura domestica. Di fronte al modello aereo e sradicato della zia, le due sorelle, fino a quel momento una sola anima scagliata nel mondo, devono interrogarsi sul senso dell'appartenenza e del ritorno, venire a patti con la solitudine, e scegliere la loro idea - reale, metaforica e universale - di casa. Questi temi, dunque, variamente e luminosamente esplorati nella piú recente trilogia - Gilead, Casa e Lila - sono già al centro del romanzo che alla sua pubblicazione negli Stati Uniti, nel 1980, ha immediatamente consacrato Marilynne Robinson alla grande letteratura del mondo e, grazie alla sua sola dirompenza, ha saputo conservarle quella posizione per i quasi venticinque anni che l'hanno separato dalla successiva prova narrativa.
Marilynne Robinson è docente all'Iowa Writers' Workshop e scrive sulle più importanti riviste letterarie. Il suo primo romanzo, Housekeeping (1980) ha vinto il PEN/Hemingway Award per la miglior opera prima e ha creato un enorme seguito di critica e pubblico. Successivamente Robinson ha pubblicato due raccolte di saggi: Mother Country (1989) e The Death of Adam (1998). L'acclamatissimo Gilead (Einaudi, 2008) ha vinto il National Book Critics Circle Award for Fiction 2004 e il Pulitzer Prize for Fiction 2005. Einaudi ha pubblicato nel 2011 Casa, nel 2015 Lila e nel 2016 Le cure domestiche.
Ruth e Lucille non hanno mai visto Fingerbone, la cittadina del Midwest che ha dato i natali alla loro mamma Helen, né le acque fonde e cupe del lago intorno a cui sorge. Ma quel lago, che in passato è stato teatro di un tragico e spettacolare disastro ferroviario, divenendo luogo di eterno riposo per molti abitanti della zona, pretende un grande tributo dalle loro giovani vite. Lo esige il giorno in cui Helen decide di riconsegnare le bambine alle loro origini e, dopo aver affrontato il lungo viaggio da Seattle, le deposita sul portico della casa avita con un pacco di biscotti da sgranocchiare per ingannare l'attesa; quindi, senza una parola di commiato né una riga di spiegazioni, risale in macchina e va a gettarsi nel lago. La cura delle due orfane e dei loro cuori attoniti passa da quel momento nelle mani di parenti sconosciuti, mani ora tenere ed efficienti, ora timide e inette, fino alle lunghe mani ossute della sorella minore di Helen, Sylvie, mani nude e perennemente screpolate, mani che sanno carezzare ma non trattenere. Sylvie porta scarpette leggere in pieno inverno e una banconota da venti dollari spillata sotto il bavero del cappotto. Ama la luce e la natura, fa lunghe passeggiate senza orari, prepara pasti frugali e non particolarmente nutrienti. Dei cani ha la paura tipica dei vagabondi. Ruth e Lucille, cosí esperte di perdite e abbandoni, sanno di non poter fare affidamento sul suo restare: «Sylvie assomigliava a nostra madre, e inoltre si toglieva di rado il cappotto e ogni storia che raccontava aveva a che fare con un treno o con una stazione degli autobus». La stessa casa di famiglia, il nucleo originario cui Sylvie ha accettato di tornare per amore delle nipoti, con la sua gestione va rapidamente in rovina: una moltitudine di gatti e sporcizia, infiniti giornali e lattine vuote, un accumulo erroneamente scambiato per l'essenza di ogni cura domestica. Di fronte al modello aereo e sradicato della zia, le due sorelle, fino a quel momento una sola anima scagliata nel mondo, devono interrogarsi sul senso dell'appartenenza e del ritorno, venire a patti con la solitudine, e scegliere la loro idea - reale, metaforica e universale - di casa. Questi temi, dunque, variamente e luminosamente esplorati nella piú recente trilogia - Gilead, Casa e Lila - sono già al centro del romanzo che alla sua pubblicazione negli Stati Uniti, nel 1980, ha immediatamente consacrato Marilynne Robinson alla grande letteratura del mondo e, grazie alla sua sola dirompenza, ha saputo conservarle quella posizione per i quasi venticinque anni che l'hanno separato dalla successiva prova narrativa.
Marilynne Robinson è docente all'Iowa Writers' Workshop e scrive sulle più importanti riviste letterarie. Il suo primo romanzo, Housekeeping (1980) ha vinto il PEN/Hemingway Award per la miglior opera prima e ha creato un enorme seguito di critica e pubblico. Successivamente Robinson ha pubblicato due raccolte di saggi: Mother Country (1989) e The Death of Adam (1998). L'acclamatissimo Gilead (Einaudi, 2008) ha vinto il National Book Critics Circle Award for Fiction 2004 e il Pulitzer Prize for Fiction 2005. Einaudi ha pubblicato nel 2011 Casa, nel 2015 Lila e nel 2016 Le cure domestiche.