Partendo dalle passioni letterarie che l’hanno formata, con la sua scrittura intelligente e profonda, lieve, Daria Bignardi si confessa in modo intimo – dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fino alle ricorrenti malinconie – narrando l’avventura temeraria e infaticabile di conoscere sé stessi attraverso le proprie zone d’ombra. E scrive un inno all’incontro, perché è questo che cerchiamo febbrilmente tra le pagine dei libri: la scoperta che gli altri sono come noi. Memoir di formazione, breviario di bellezza, spudorato atto di fede verso il potere delle parole, questo libro è un percorso sorprendente e imprevedibile fatto di domande, illuminazioni, segreti, che pungola e lenisce, fa sorridere e commuove. Un viaggio nel quale la vita si manifesta «furiosamente grande».
«Dopo aver letto Il demone meschino di Sologub, a tredici anni, presi della polvere dal Piccolo Chimico, uno dei miei giochi preferiti di bambina, la misi dentro un foglietto di carta velina piegato in quattro e me lo infilai nel portafoglio, per giocare alla droga. Mio padre la trovò qualche anno dopo e la fece analizzare. Distratto com’era, assente com’era, anziano com’era – sono nata che aveva quasi cinquant’anni – a suo modo cercava di tenermi d’occhio. Mia madre era cosí ansiosa che il solo pensiero che potessi cacciarmi nei guai la devastava, perciò lo rimuoveva. Mi proibiva tutto, che è come non proibire niente. Per lei – e quindi anche per me – non c’era scelta: dovevo essere irreprensibile e prudente, se no lei – come minimo – ne sarebbe morta. Diventai l’opposto».
Daria Bignardi è nata a Ferrara e vive a Milano dal 1984. Nel 2009 ha pubblicato il memoir Non vi lascerò orfani (Mondadori), che ha vinto il premio Rapallo, il premio Elsa Morante, il premio Città di Padova. Sempre per Mondadori sono usciti i suoi romanzi Un karma pesante (2010), L'acustica perfetta (2012), L'amore che ti meriti (2014), Santa degli impossibili (2015), Storia della mia ansia (2018) e Oggi faccio azzurro (2020), tradotti in molte lingue. Per Einaudi ha pubblicato Libri che mi hanno rovinato la vita (2022).
«Dopo aver letto Il demone meschino di Sologub, a tredici anni, presi della polvere dal Piccolo Chimico, uno dei miei giochi preferiti di bambina, la misi dentro un foglietto di carta velina piegato in quattro e me lo infilai nel portafoglio, per giocare alla droga. Mio padre la trovò qualche anno dopo e la fece analizzare. Distratto com’era, assente com’era, anziano com’era – sono nata che aveva quasi cinquant’anni – a suo modo cercava di tenermi d’occhio. Mia madre era cosí ansiosa che il solo pensiero che potessi cacciarmi nei guai la devastava, perciò lo rimuoveva. Mi proibiva tutto, che è come non proibire niente. Per lei – e quindi anche per me – non c’era scelta: dovevo essere irreprensibile e prudente, se no lei – come minimo – ne sarebbe morta. Diventai l’opposto».
Daria Bignardi è nata a Ferrara e vive a Milano dal 1984. Nel 2009 ha pubblicato il memoir Non vi lascerò orfani (Mondadori), che ha vinto il premio Rapallo, il premio Elsa Morante, il premio Città di Padova. Sempre per Mondadori sono usciti i suoi romanzi Un karma pesante (2010), L'acustica perfetta (2012), L'amore che ti meriti (2014), Santa degli impossibili (2015), Storia della mia ansia (2018) e Oggi faccio azzurro (2020), tradotti in molte lingue. Per Einaudi ha pubblicato Libri che mi hanno rovinato la vita (2022).