Questi sono i romanzi che io voglio leggere! Gross si inserisce nella grandissima tradizione della letteratura ebraica di Sholem Aleichem, Isaac Singer e Mordechai Richler, con battute pungenti e un umorismo tipicamente yiddish, calando però la sua storia in una attualità cruda e realistica, senza dimenticare i drammi della Shoah e della storia europea del 900. Vittorio Campana
Da decenni lo shtetl ebraico di Kreskol vive in tranquillo isolamento in una selvaggia foresta della Polonia orientale, ignaro delle guerre che sconvolgono il mondo. Un mattino però Pesha Lindauer, una giovane donna reduce da un burrascoso divorzio, scompare senza lasciare traccia. I rabbini e gli abitanti di Kreskol piombano nel panico: da centoundici anni nessuno oltrepassa i boschi che cingono la piccola città – e i pochi che si sono avventurati non hanno più fatto ritorno, forse sbranati dagli animali o tramutati in lupi da qualche strega incontrata lungo il cammino (così dice la leggenda). I rabbini incaricano il giovane Yankel, che alcuni considerano un po’ il tonto del villaggio, di rintracciare la donna. Yankel oltrepassa la fitta barriera delle foreste e arriva nel... mondo di oggi! Città, strade asfaltate, automobili, luci, cinema, supermercati: ogni incontro è occasione di stupore e di avventure esilaranti. Quando poi le autorità polacche si rendono conto di questo strano individuo vestito come cent’anni prima e, alla fine, credono alle sue “storie” sul villaggio dimenticato di Kreskol, le cose si fanno anche più serie... e più comiche. L’incontro inevitabile tra i due mondi produrrà conseguenze incredibili da una parte e dall’altra.
Max Gross, nato a New York nel 1978, è scrittore e giornalista. Laureato a Dartmouth, ha lavorato per Forward ed è stato corrispondente di viaggio per il New York Post. Attualmente è caporedattore del Commercial Observer. Vive a New York con la moglie e il figlio. Lo shtetl perduto, il suo primo romanzo, ha vinto il National Jewish Book Award nel 2020.
Da decenni lo shtetl ebraico di Kreskol vive in tranquillo isolamento in una selvaggia foresta della Polonia orientale, ignaro delle guerre che sconvolgono il mondo. Un mattino però Pesha Lindauer, una giovane donna reduce da un burrascoso divorzio, scompare senza lasciare traccia. I rabbini e gli abitanti di Kreskol piombano nel panico: da centoundici anni nessuno oltrepassa i boschi che cingono la piccola città – e i pochi che si sono avventurati non hanno più fatto ritorno, forse sbranati dagli animali o tramutati in lupi da qualche strega incontrata lungo il cammino (così dice la leggenda). I rabbini incaricano il giovane Yankel, che alcuni considerano un po’ il tonto del villaggio, di rintracciare la donna. Yankel oltrepassa la fitta barriera delle foreste e arriva nel... mondo di oggi! Città, strade asfaltate, automobili, luci, cinema, supermercati: ogni incontro è occasione di stupore e di avventure esilaranti. Quando poi le autorità polacche si rendono conto di questo strano individuo vestito come cent’anni prima e, alla fine, credono alle sue “storie” sul villaggio dimenticato di Kreskol, le cose si fanno anche più serie... e più comiche. L’incontro inevitabile tra i due mondi produrrà conseguenze incredibili da una parte e dall’altra.
Max Gross, nato a New York nel 1978, è scrittore e giornalista. Laureato a Dartmouth, ha lavorato per Forward ed è stato corrispondente di viaggio per il New York Post. Attualmente è caporedattore del Commercial Observer. Vive a New York con la moglie e il figlio. Lo shtetl perduto, il suo primo romanzo, ha vinto il National Jewish Book Award nel 2020.