Mi sono approcciata a questo libro con cautela. Ho avuto fin da subito l'impressione che sotto la sua superficie apparentemente liscia si nascondesse un turbinare di tensioni e fortissime emozioni con il quale mi sarei facilmente potuta ferire. E infatti.
Questo è un libro che digrigna le pagine, si lascia toccare solo se lo si avvicina sussurrando parole gentili.
Perché racconta la storia di vite spezzate dal lavoro estenuante, accudendo il bestiame in una estancia argentina. Vite gettate con disprezzo a sbattere il viso sulla terra polverosa e spaccata dal sole della pampa. Parla di una madre che non avrebbe mai voluto esserlo e dei suoi quattro figli che, loro malgrado, lo sono. Parla del modo in cui - sempre - si cerchino amore, comprensione, approvazione o semplicemente di essere riconosciuti. Parla di come i legami di sangue non implichino necessariamente un'alleanza, una condivisione, ma che in ogni caso tengano legate le persone coinvolte, qualsiasi cosa queste facciano per dimenticarlo o per liberarsene. Con una scrittura precisa e inequivocabile, Sandrine Collette ci porta dritti dentro un altro mondo, facendoci dimenticare per un momento ciò che siamo e per lasciarci poi ritornare in noi: diversi, vibranti e arricchiti Chiara Pasin
Quando Rafael viene al mondo la fattoria è già un inferno: il padre se n’è da poco andato per sempre; i fratelli maggiori, i temibili gemelli Mauro e Joaquin, forti e prepotenti, odiano l’ultimo arrivato e lo maltrattano; l’altro fratello, Steban, è semiritardato, e la madre, rozza e avara, tiene insieme quella famiglia di disperati con tirannica autorità. Nella steppa patagonica battuta dal vento, tra sassi, polvere e cespugli riarsi, la vita scorre secondo i ritmi dell’allevamento, con le mandrie e le greggi da spostare a seconda delle stagioni, la tosatura della lana, gli accoppiamenti e le macellazioni, sempre in uno spietato clima di miseria, sangue e sudditanza gerarchica: la madre è il capo assoluto, sotto di lei i gemelli, sotto di loro Steban, detto lo scemo, e sotto tutti gli altri Rafael, detto il piccolo.
La tensione sale sino al precipitare degli eventi, una guerra combattuta dalla madre tiranna a colpi di astuzia e dai figli grandi a colpi di brutalità, con Rafael capro espiatorio di tutti e l’altro fratello Steban, sbigottito dalla nascita, che alterna la sua complicità con l’una o l’altra fazione.
Sandrine Colette è nata a Parigi nel 1970. Ha studiato letteratura, filosofia e scienze politiche, divide il suo tempo fra l’università di Nanterre, dove insegna, e il suo allevamento di cavalli nel Morvan, in Borgogna. Fra i suoi romanzi ricordiamo Des Noeuds d’acier (2012, vincitore del Grand Prix de littérature policière), Un vent de cendres (Présélection Prix des lecteurs Quais du polar), Six fourmis blanches (2015). Con Resta la polvere (Prix Landerneau du polar) viene pubblicata per la prima volta nel nostro paese.
Questo è un libro che digrigna le pagine, si lascia toccare solo se lo si avvicina sussurrando parole gentili.
Perché racconta la storia di vite spezzate dal lavoro estenuante, accudendo il bestiame in una estancia argentina. Vite gettate con disprezzo a sbattere il viso sulla terra polverosa e spaccata dal sole della pampa. Parla di una madre che non avrebbe mai voluto esserlo e dei suoi quattro figli che, loro malgrado, lo sono. Parla del modo in cui - sempre - si cerchino amore, comprensione, approvazione o semplicemente di essere riconosciuti. Parla di come i legami di sangue non implichino necessariamente un'alleanza, una condivisione, ma che in ogni caso tengano legate le persone coinvolte, qualsiasi cosa queste facciano per dimenticarlo o per liberarsene. Con una scrittura precisa e inequivocabile, Sandrine Collette ci porta dritti dentro un altro mondo, facendoci dimenticare per un momento ciò che siamo e per lasciarci poi ritornare in noi: diversi, vibranti e arricchiti Chiara Pasin
Quando Rafael viene al mondo la fattoria è già un inferno: il padre se n’è da poco andato per sempre; i fratelli maggiori, i temibili gemelli Mauro e Joaquin, forti e prepotenti, odiano l’ultimo arrivato e lo maltrattano; l’altro fratello, Steban, è semiritardato, e la madre, rozza e avara, tiene insieme quella famiglia di disperati con tirannica autorità. Nella steppa patagonica battuta dal vento, tra sassi, polvere e cespugli riarsi, la vita scorre secondo i ritmi dell’allevamento, con le mandrie e le greggi da spostare a seconda delle stagioni, la tosatura della lana, gli accoppiamenti e le macellazioni, sempre in uno spietato clima di miseria, sangue e sudditanza gerarchica: la madre è il capo assoluto, sotto di lei i gemelli, sotto di loro Steban, detto lo scemo, e sotto tutti gli altri Rafael, detto il piccolo.
La tensione sale sino al precipitare degli eventi, una guerra combattuta dalla madre tiranna a colpi di astuzia e dai figli grandi a colpi di brutalità, con Rafael capro espiatorio di tutti e l’altro fratello Steban, sbigottito dalla nascita, che alterna la sua complicità con l’una o l’altra fazione.
Sandrine Colette è nata a Parigi nel 1970. Ha studiato letteratura, filosofia e scienze politiche, divide il suo tempo fra l’università di Nanterre, dove insegna, e il suo allevamento di cavalli nel Morvan, in Borgogna. Fra i suoi romanzi ricordiamo Des Noeuds d’acier (2012, vincitore del Grand Prix de littérature policière), Un vent de cendres (Présélection Prix des lecteurs Quais du polar), Six fourmis blanches (2015). Con Resta la polvere (Prix Landerneau du polar) viene pubblicata per la prima volta nel nostro paese.